Reato di tortura e numeri identificativi per la Forze dell’Ordine?


“Se i candidati di Rivoluzione civile sono davvero convinti che i colleghi coinvolti nel caso Aldrovandi debbano essere cacciati definitivamente dal lavoro, pur se condannati per un reato colposo, e che bisogna introdurre il reato di tortura ed i numeri identificativi per il personale in divisa, e così via, non osiamo immaginare cosa abbiano in mente contro i magistrati che sbagliano nel loro lavoro, per non parlare dei politici e degli amministratori che sbagliano nel loro lavoro. Come minimo si vorrà prevedere la loro responsabilità civile, che sarebbe sì una vera scelta di civiltà. E se veramente sono convinti che il Corpo di Polizia sia fatto di potenziali pazzi scatenati, violenti, brutali carnefici, pur se i test psico-attitudinali sono una tappa fondamentale nel nostro cammino professionale, chissà con quale urgenza introdurranno le medesime verifiche nonché valutazioni della personalità per coloro i quali indossano la toga e decidono della vita della gente e sono, però, fra i pochissimi a non sostenerli!!! Prendiamo atto, da quel che i media riportano da giorni, che le priorità di Rivoluzione civile ma anche di buona altra parte della politica, rispetto alle Forze dell’Ordine, siano l’introduzione del reato di tortura e dei numeri identificativi per gli Operatori e, inevitabilmente, ci chiediamo se davvero nessuno pensi ad altro, come magari di affrontare i seri problemi e le gravi carenze del Comparto”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, torna ancora una volta nella discussione relativa al caso Aldrovandi ed agli altri che hanno scatenato le polemiche su quella che è stata definita con un efficace trovata giornalistica “mala polizia”, e questa volta in occasione delle dichiarazioni del leader di Rivoluzione Civile, che rispondendo a importanti interrogativi sulla giustizia in Italia, ha ribadito: “Sono punti importanti del nostro programma”, spiegando che il Movimento dice, “sì al reato di tortura; sì alla definizione di regole per consentire la riconoscibilità degli operatori delle forze dell’ordine; sì alla moratoria per l’uso dei gas CS per mantenere l’ordine pubblico; sì alla revisione delle leggi proibizioniste”.

In merito alla sentenza che ha condannato i quattro agenti ritenuti responsabili dell’omicidio colposo del giovane Federico Aldrovandi – per tre dei quali il Tribunale di sorveglianza ha già disposto che scontino in carcere i sei mesi di pena residua inflitta -, poi, Ingroia ha commentato: “È ovvio che alla responsabilità penale deve conseguire una responsabilità disciplinare. La sospensione dovrebbe essere una sospensione definitiva”.

“Anche altri esponenti politici hanno detto cose simili – aggiunge Maccari – ma che certe dichiarazioni vengano da persone, come alcuni candidati di Rivoluzione civile, che del nostro lavoro sanno tanto, lascia particolarmente perplessi. Inutile chiedere come mai nessuno insorga di fronte a errori clamorosi di altri detentori di pubbliche funzioni, primi fra tutti i magistrati; di fronte a inefficienze, responsabilità gravi o anche solo a valutazioni sbagliate che non di rado sono costate anche la vita a innocenti vittime del delinquente di turno tornato allegramente in libertà. Ma, ripetiamo, come è possibile che chi ha toccato con mano le difficoltà insormontabili con cui gli Operatori delle Forze dell’Ordine si misurano nell’adempimento di compiti a volte titanici, chi ne ha condiviso sforzi e principi, oggi non si preoccupi di prendere precisi impegni nei confronti di migliaia e migliaia di Servitori dello Stato sempre e comunque bistrattati e ripagati di enormi sacrifici con pochi spiccioli, sputi, insulti, e giudizi sommari, ma solo di assecondare l’accanimento contro chi indossa una divisa? Come è possibile – conclude il Segretario del Coisp – che chi sa bene quanto le carenze di un apparato ne influenzino l’efficienza, fermi restando i sempre lusinghieri risultati che la Polizia garantisce ai cittadini e allo Stato, non si preoccupi piuttosto di mettere mano, con urgenza, agli ostacoli che, in Italia, si frappongono fra i tutori dell’Ordine e l’adempimento sereno, soddisfacente e sicuro del proprio dovere, invece di pensare di marchiarli come capi di bestiame?”.

Coisp

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