È stata Napoli una delle prime città al mondo ad omaggiare il pioniere della performance art: Frank Uwe Laysiepen. Ovvero l’artista tedesco, scomparso qualche giorno fa, ai più noto come Ulay, che ha condiviso una parte importante della propria vita artistica e privata con Marina Abramovic, che di lui disse: “Ci vuole molto tempo, forse una vita intera, per capire Ulay!”.
La performance per Ulay, dal titolo “Memorie”, ha preso forma il 4 marzo, sul lungomare partenopeo nei pressi di Castel dell’Ovo. In un primo momento, l’autore dell’iniziativa ha deciso di non rivelare il proprio nome per privilegiare l’essenzialità del momento oggettivo della performance.
L’azione è stata un susseguirsi di suggestive azioni e citazioni delle opere di Ulay. Tra queste: Relation in Time, l’interazione di energie maschili e femminili dove i due artisti, schiena contro schiena, sono legati tra loro per i capelli; Breathing in/ Breathing out ed anche Rest Energy, dove Ulay regge un arco mentre Marina mantiene in tensione una freccia puntata verso se stessa, verso il proprio cuore.
L’azione, realizzata al tramonto, è stata ideata dal performer Mauro Maurizio Palumbo con l’assistenza di Viviana Sannino. I due, attraverso la relazione dei loro corpi, hanno innescato una serie di riflessioni sui passanti attraverso un linguaggio contemporaneo universale come la performance art.
Oltre a dedicarsi alle arti performative, la ricerca di Ulay si è incentrata anche sulla fotografia e sulla _body art_. Ai suoi talenti e alla sua opera è stata dedicata l’azione “Memorie” di Palumbo, un momento di riflessione sulla funzione dell’arte, sul fluire del tempo e sul ricordo.
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