Sindacati e Cocer chiedono sblocco salariale


Ringraziamo innanzitutto le migliaia e migliaia di cittadini che, in queste ore, ci hanno voluto confermare la loro fiducia, la loro vicinanza e il loro pieno sostegno nella nostra azione finalizzata a tutelare i diritti fondamentali delle donne e degli uomini in uniforme ma, soprattutto l’efficienza della funzione di polizia, di difesa e del soccorso pubblico del nostro Paese. Funzionalità che, vogliamo ricordarlo, è l’unico vero baluardo a tutela e a difesa dei confini della nostra nazione, delle sue Istituzioni ma anche dei diritti di libertà e di democrazia dei cittadini oltre che della salvaguardia della coesione sociale.

Parimenti siamo riconoscenti ai tanti esponenti politici, dell’opposizione e della maggioranza nonché della compagine governativa che in queste ore, oltre a manifestarci la loro vicinanza e il loro sostegno, si stanno adoperando per trovare una soluzione positiva alle aspettative delle donne e degli uomini in uniforme che, da troppo tempo ormai, si vedono penalizzati due volte rispetto a tutti gli altri. La prima per il mancato rinnovo del contratto di lavoro, ormai fermo al lontano 2009, la seconda per il mantenimento del blocco del tetto salariale, congelato al 2010 con una norma già dichiarata incostituzionale per i magistrati. Blocco che mortifica e demotiva tutti coloro i quali si sono dimostrati più meritevoli, e quindi hanno conseguito una promozione, più capaci per effetto della professionalità acquisita per la lunga anzianità di servizio maturata o perché hanno raggiunto obiettivi di produttività ai quali sono legati scatti gerarchici per la funzione che svolgono e per la responsabilità che si assumono insieme alla totale disponibilità all’impiego in tutti i settori e in ogni condizione a prescindere dal grado o dalla funzione.

Questi sono i motivi della protesta per i quali, a differenza del rinnovo contrattuale che invochiamo ma riteniamo giusto debba essere ottenuto unitamente a tutti gli altri lavoratori, non faremo un solo passo indietro rispetto a quanto abbiamo anticipato nell’interesse della tutela sia dei diritti dei nostri rappresentati che dell’efficienza della funzione di polizia, del soccorso pubblico e della difesa operata dalle donne e dagli uomini dei Comparti Sicurezza, Difesa e Soccorso pubblico. In questa ottica, e nel solco della tradizione che da sempre contraddistingue il nostro irreprensibile operato, prendiamo atto delle importanti dichiarazioni di illustri esponenti politici, anche della maggioranza che sostiene l’attuale esecutivo circa la volontà di evitare che le donne e gli uomini in uniforme vadano in piazza a scioperare e che il Governo deve trovare una soluzione positiva alle istanze rappresentate per riportare serenità e distensione in questi settori vitali per la vita del Paese.

Questi impegni, che fanno onore a chi li ha professati, sono un annuncio importante al quale però devono seguire fatti concreti per eliminare il tetto salariale ai Servitori dello Stato in uniforme che, nel frattempo, senza indugio e con totale spirito di abnegazione, continueranno e saranno sempre pronti a sacrificare anche la propria vita per la difesa dei cittadini, della sicurezza, delle Istituzioni e della stessa nazione per poco più di 1300 euro al mese. Almeno questi però, unitamente a quei pochi euro previsti per i particolari tipi di impiego o della funzione esercita in funzione alla specificità e alla unicità di impiego delle nostre professionalità, oggi bloccati dal tetto salariale, devono esserci riconosciuti in relazione a quanto previsto dalle norme contrattuali e ordinamentali e che, lo vogliamo ribadire ancora una volta, sono legati alla meritocrazia, alla responsabilità e all’esposizione al rischio che quotidianamente affrontiamo per servire silenziosamente il Paese. A fronte di questi atti concreti da parte del Governo, ci sarà un’altrettanta concreta e irreprensibile risposta da parte nostra nel continuare a servire, come sempre silenziosamente, il nostro Paese e i suoi cittadini.

Coisp

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