FRANCESCA MARINI, UNA VOCE OLTRE GLI SPALTI


Un’’ugola d’’oro.Protagonista di “La mente torna: Mina tribute” sulla scena della rassegna Ridere 2019 al Maschio Angioino – organizzata dal Teatro Totò con la direzione artistica dell’’eclettico Gaetano Liguori – la giovane cantante napoletana Francesca Marini invia la magica onda della sua voce ben oltre le mura di Castelnuovo per il suo fantastico tributo a Mina, fra le più grandi interpreti del panorama musicale internazionale, in un lavoro scritto da Antonio Mocciola e Gaetano Liguori che ne è anche regista e con la consulenza musicale di Roberto Criscuolo.
Fra i cavalli di bronzo e il Palazzo Reale echeggia la potenza non solo espressiva ma anche vocale dell’artista che ha dato prova con questo spettacolo di aver raggiunto una grande maturità interpretativa, effetti di colore, espressione ed ampliamento del proprio registro timbrico sia basso che alto, cimentandosi nel confronto con uno dei “mostri sacri” del melodico moderno, la straordinaria Mina.

La splendida voce di Francesca tocca vertici di sonorità incredibili, accolti da ripetuti applausi del pubblico che ha affrontato un’’afosa serata estiva, sfidando caldo e umidità, per ascoltare questa giovane cantante partenopea così dotata sia di potenza vocale che di tecnica: lo spettacolo è diviso in due tempi in cui la cantante – senza alcun orpello, senza scenografie appariscenti, senza balletti o interventi di altri ospiti –riesce con grande intensità, presenza scenica e carisma a intrattenere il pubblico sul filo del ricordo. Va sottolineato, infatti, che il tributo a Mina – che verrà portato in tournée per tutta l’estate – è stata un’occasione per gli spettatori di fare un tuffo nostalgico nel passato giacchè nel maxi schermo alle spalle della cantante scorrevano immagini dei Fabulous Sixty e degli anni ‘70 con flash sulle tournée di Mina, le sue esibizioni alla Bussola di Viareggio e alla Capannina di Forte dei Marmi, le trasmissioni televisive (Studio Uno in primis) in cui dialogava con i suoi ospiti e duettava con Big della canzone.

Poi il colpo di scena con “Parole parole parole”, il pezzo forse più famoso di tutti, in cui la Marini – volendo fare un omaggio beneaugurante ad Alain Delon che si sta riprendendo da un grave malore – ha usato la performance recitata dell’’attore francese sostituendosi a Dalida e creando un “dialogo impossibile” della contemporaneità: qui la Marini ha dimostrato di essere interprete eccezionale, dotata non solo di estensione vocale ma anche di freschezza e di vivacità che non fanno pesare l’’assenza di “effetti speciali”, grazie alla sua spontaneità.

Molto belle anche le “rivisitazioni” delle canzoni napoletane eseguite da Mina e fenomenale il “coup de théâtre” con cui la Marini ha chiuso il suo spettacolo, trasformandosi in alter ego di Pavarotti, interpretando in duetto virtuale con lui “Vesti La Giubba. Ridi, Pagliaccio”, ricalcando le orme di Mina nell’’omonimo album del 1988: la cantante in questa aria operistica ha raggiunto veramente una punta espressiva notevolissima, dimostrando di avere doti di soprano – fuori dell’ambito ordinario della voce naturale – di cui ha dato prova anche in varie canzoni in cui è ricorsa a emissioni vocali particolari, simili a quelle utilizzate in ambito operistico per raggiungere le note acute, regalando al pubblico un’’esibizione lirica che ha lasciato tutti stupefatti e che ha suscitato calorosi applausi.

LAURA CAICO

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