Riaperto vano sepolcrale di Giovanni dalle Bande Nere


Tra il 19 novembre e il 10 dicembre 2012 si è svolta un’ispezione – finanziata dalla Società italiana di ortopedia e traumatologia, facente capo al professor Gino Fornaciari (già responsabile, tra il 2003 e il 2009, del “Progetto Medici”) e sostenuta dal Dipartimento Radiologico dell’area fiorentina (UO Radiologia Ospedale di Santa Maria Nuova), diretto dal dottor Ilario Menchi – alla sepoltura di Giovanni de’ Medici, ‘capostipite’ del ramo granducale mediceo.

È stato infatti riaperto il vano sepolcrale di Giovanni dalle Bande Nere e di sua moglie, Maria Salviati – padre e madre di Cosimo I de’ Medici, primo granduca di Toscana –, nella cripta del Museo delle Cappelle Medicee. Le due sepolture erano già state ispezionate nel 1945 da Gaetano Pieraccini e Giuseppe Genna e, come le altre indagate durante i lavori del “Progetto Medici”, furono danneggiate dall’inondazione dell’Arno del 1966: per questo, necessitavano di una revisione conservativa.

I lavori sono stati diretti dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze (Museo delle Cappelle Medicee) e seguiti per competenza dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Provincie di Firenze, Prato e Pistoia e dall’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze, secondo un protocollo d’intesa firmato lo scorso 5 novembre.

Dopo l’allestimento del cantiere nell’area centrale della cripta, diretto da Andrea Niccolai che si è avvalso della ditta Lorenzini, i lavori hanno previsto il sollevamento del grosso macigno che copriva il vano funebre. Al suo interno sono state trovate le casse di zinco contenenti i resti ossei – non in connessione – del condottiero mediceo e di sua moglie. All’interno della cassa di Giovanni de’ Medici sono state rinvenute due targhe metalliche e un contenitore in vetro, simile a una lunga provetta, dentro la quale era arrotolata una carta su cui Pieraccini ha lasciato scritti i dati dell’ispezione che effettuò tra il 1945 e il 1947. Lo stesso oggetto è stato trovato anche nella cassa della moglie, Maria Salviati, il cui scheletro si è presentato in condizioni ben peggiori a causa della presenza di acqua sul fondo.

Il risanamento delle sepolture, il dettagliato studio dei resti della coppia e la nuova deposizione in idonee casse fornite dalla ditta Ofisa di Firenze sono state le tre fasi di questa operazione conclusasi nel giro di venti giorni. In particolare Fornaciari e il suo team – attraverso l’utilizzo di moderne tecnologie capaci di fornire nuovi dati paleopatologici di rinnovato interesse – hanno condotto un’attenta operazione di analisi paleopatologica, antropologica e medica dei resti scheletrici al fine di comprende, tra l’altro, il tipo di intervento chirurgico che subì il condottiero mediceo prima di morire.

Da segnalare che il condottiero fu inizialmente sepolto nella chiesa di San Domenico a Mantova e solo nell’aprile 1685, per volere del granduca Cosimo III de’ Medici, i suoi resti vennero segretamente riportati a Firenze per unirsi a quelli dei suoi discendenti, prima nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, poi nella cripta del mausoleo di famiglia.

Nella cassa di Giovanni dalle Bande Nere, oltre al messaggio lasciato da Pieraccini, prima di chiuderla ne è stato inserito un altro composto dalla Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, che ha riassunto il senso dell’operazione e i termini entro cui si è svolta.

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