Assolti immigrati rivolta Cie di Crotone


“Conosciamo bene la regola secondo la quale le sentenze non si commentano, ma è impossibile non chiedersi, con grande sconforto, come un giudice italiano, nel bilanciare i beni giuridici in conflitto in una determinata vicenda, possa omettere qualsiasi riferimento all’incolumità di Appartenenti alle Forze dell’Ordine rei solo di svolgere il proprio dovere, così dimostrando di considerare privi di valore non solamente il loro lavoro, ma anche la loro stessa vita. La cosa, ci scuserà il magistrato in questione, ci lascia del tutto esterrefatti e ci impedisce di tacere di fronte a un provvedimento talmente tanto attento a esibirsi in una giusta e sperticata difesa dei diritti di alcuni dei protagonisti della storia, da sorvolare completamente su quello dei Tutori dell’Ordine di tornare a casa dal lavoro sani e salvi”.

E’ il duro commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alla notizia della piena assoluzione di tre immigrati clandestini, ospiti nel centro d’espulsione di Crotone, che erano imputati per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. O, più precisamente, delle motivazioni in base alle quali sono stati scagionati, dal momento che il giudice ha ritenuto che la loro sia stata “legittima difesa”, avendo reagito a “offese ingiuste”, in quanto “erano lì illegittimamente in base a provvedimento non motivato ed in condizioni al limite della decenza”.

I tre imputati sono stati i protagonisti di una rivolta nel centro di identificazione ed espulsione, nel corso della quale, tra le altre cose, sono saliti sul tetto e hanno lanciato sulla Polizia suppellettili, rubinetti e grate. Il pubblico ministero aveva chiesto per loro una condanna a un anno e otto mesi di reclusione, ma il giudice monocratico di Crotone, Edoardo D’Ambrosio, condividendo la difesa degli imputati, ha ritenuto che quella rivolta fosse una “difesa proporzionata all’offesa”, anzi: “il confronto tra i beni giuridici in conflitto – si legge nella sentenza – è pacificamente a favore dei beni difesi (dignità umana e libertà personale), rispetto a quelli, offesi, del prestigio, efficienza e patrimonio materiale della pubblica amministrazione”.

“Siamo stati da sempre i primi, e forse gli unici – spiega Maccari -, a visitare uno dopo l’altro ogni singolo centro per immigrati d’Italia, e ne abbiamo denunciato le condizioni, proibitive e disumane per i nostri colleghi prima, più che per gli ospiti. Abbiamo sempre gridato il nostro allarme nei confronti di un fenomeno sociale che assume di anno in anno proporzioni ingestibili e rispetto al quale la politica italiana è un fallimento assoluto, ed abbiamo denunciato anche l’insostenibilità dei tempi di gestione delle pratiche relative agli immigrati. Ma tutto questo non può e non deve legittimare l’uso della violenza. Tutti hanno i propri problemi, che siano immigrati o meno, ma non per questo possono andarsene in giro a spaccare tutto o aggredire il prossimo. Altrimenti quale specie di protesta potrebbero mai attuare i Poliziotti, trattati come sono?”.

“Ebbene – argomenta il Segretario del Coisp – non solo questa pronuncia apre la strada allo stranissimo principio che se il luogo dove si permane essendo arrivati in Italia violando la legge non piace, allora lo si può distruggere aggredendo anche il personale che vi opera; ma inspiegabilmente, e credo che dal punto di vista dei Poliziotti sia il caso di dire scandalosamente, non tiene in alcuna considerazione i diritti degli Operatori della sicurezza coinvolti. Forse – conclude Maccari – il giudice D’Ambrosio non si è mai visto bersagliare da grate, pietre e quant’altro, ma sottovaluta oltre modo la cosa se ritiene che non ci si possa fare del male. Per tornare al bilanciamento dei beni in conflitto che il tribunale ha operato, quindi, concludiamo rappresentando al giudice anzitutto che prestigio, efficienza e patrimonio materiale della pubblica amministrazione sono già definitivamente compromessi visto i servizi che dobbiamo svolgere nei centri per immigrati, considerate le condizioni in cui ci fanno operare, che non di rado sono di gran lunga peggiori di quelle in cui si trovano gli ospiti. E infine che l’unico vero bene che rimane da preservare, la salute dei colleghi, è il solo che non è stato minimamente considerato. Come al solito!”.

Coisp

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