Aggressione a Rimini, subito libero l’uomo arrestato


“E’ un peccato che non esista anche un protocollo operativo a regolare e limitare le azioni dei delinquenti con cui ci dobbiamo confrontare noi che, invece, non possiamo neppure difenderci mentre ci malmenano. Ma le cose stanno così purtroppo, e dunque speriamo che alla valorosa collega in servizio a Rimini non contestino di aver opposto proprio il duro setto nasale ai pugni del suo aggressore, così rischiando di ferirgli le nocche con cui l’ha tempestata di botte. Al gentile picchiatore, invece, sarà certamente assegnato il riconoscimento che qualcuno scioccamente ha pensato dovesse andare alla Poliziotta, perché un premio è la sola cosa che manca ora che gli è stata prontamente concessa l’immediata rimessione in libertà”.

Duro e pungente Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo la notizia dell’immediata scarcerazione del magrebino di 30 anni che sabato ha aggredito una Poliziotta a pugni in faccia in un parco pubblico a Rimini, dopo che lei è intervenuta, qualificandosi, per difendere alcune donne dell’Est Europa che, sedute in un gazebo del parco Cervi, venivano molestate da tre nordafricani. Nel corso del giudizio per direttissima il giudice ha convalidato l’arresto ma rimettendo l’uomo in libertà senza alcuna misura restrittiva. Il processo riprenderà il 19 dicembre, mentre ancora si cercano gli altri complici dello straniero presenti al momento dell’aggressione, che sono riusciti a scappare.

L’agente 48enne, Assistente Capo della Polizia di Stato, sposata e madre di due figli, era intervenuta mentre era libera dal servizio e, a causa del pestaggio, ha riportato gravi ferite al volto ed un’iniziale sospetta frattura del setto nasale.

“Ma come? Mentre ancora risuonavano nell’aria le parole di profondo compiacimento del Questore nei confronti della collega per essersi senza riserve esposta a una situazione di rischio talmente grave pur di difendere gli altri e tenendo incrollabilmente fede ai propri doveri, chi l’ha ridotta a una maschera sanguinolenta già tornava a passeggio come se nulla fosse accaduto? Spiace veramente doverlo rilevare – continua Maccari abbandonando ogni amara ironia – ma il generalizzato sistema in cui viviamo, in tutte le sue manifestazioni ed espressioni, si traduce, nei fatti, in una sorta di vera e propria legittimazione delle aggressioni agli Appartenenti alle Forze dell’Ordine. E la gravità della cosa è accentuata dal fatto che contemporaneamente, invece, noi siamo sempre più criminalizzati, intrappolati, penalizzati e mai tutelati, da atteggiamenti dettati da incomprensibili e opportunistiche scelte mirate solo a raccogliere consenso politico mediatico, che ci fanno passare per persone poco serie da tenere a bada. Eppure non abbiamo sentito una sola parola di riprovazione verso un uomo che ha brutalmente malmenato una madre di famiglia che ha avuto il coraggio da leone di accorrere in difesa di altre donne anche se da sola ha dovuto vedersela con tre energumeni. Ora chi l’ha mandata all’ospedale non è stato considerato meritevole neppure del minimo della severità, come se il suo comportamento non dicesse nulla sulla sua personalità e sul suo modo di agire e di atteggiarsi nei confronti dell’Autorità e della legge”.

“E’ desolante – conclude Maccari -, è demotivante, e sarebbe ipocrita non dire che, così su due piedi, la mente è attraversata come una meteora dal pensiero che è assurdo aver rischiato la pelle per fermare un comportamento che poi non viene invece ritenuto meritevole di punizione. Ma è una meteora che scompare velocemente quanto appare, perché sappiamo bene che la prossima volta ci sarà un altro valoroso collega che si getterà a capofitto per tutelare gli altri senza badare a ciò che dovrà o potrà perderci, e senza pensare a quel che accadrà dopo in altre sedi, perché noi il nostro dovere lo facciamo a prescindere da tutto. Noi sì, ma chi deve tutelarci può dire altrettanto?”.

Coisp

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