Morto durante inseguimento, assolto Poliziotto che sparò


“Salutiamo con la consueta soddisfazione la pronuncia giudiziaria che ha scagionato l’ennesimo Poliziotto finito nella morsa stritolatrice socio-massmediale che solo chi porta la divisa ha l’onore di poter conoscere, e solo per aver fatto il proprio dovere. Quello a cui lo Stato lo ha chiamato, quello che, se non lo fai, finisci nei guai fino al collo, e se lo fai, finisci nei guai fino al collo lo stesso. Inutile dire che, incassato finalmente il riconoscimento della sua correttezza in sede giudiziaria, il collega Paone, lungi dall’essere uscito dall’incubo, inizia adesso un ulteriore lungo calvario, degnamente introdotto dall’ira dei consueti censori che, fortunatamente, non hanno potere di vita e di morte su chi porta la divisa, altrimenti questo Stato non avrebbe più un solo Corpo destinato alla tutela della pubblica sicurezza ancora in piedi. Certo, a quel punto non ci sarebbe più occasione né bisogno di fuggire da chi legittimamente – quanto inutilmente – tenta di fermare un sospetto che scappa, né ci sarebbe più occasione di aggredire, infierire, infamare, calpestare, criminalizzare chi fa questo lavoro così odiato eppure così tanto oggetto delle pretese dei cittadini che, tanto spesso, sanno solo criticare parlando a vanvera di cose che neppure conoscono minimamente”.

Questo il durissimo commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo che il Tribunale di Roma ha assolto “perchè il fatto contestato non costituisce reato” l’Agente di pubblica sicurezza Michele Paone che la notte tra il 29 e 30 luglio del 2011, al termine di un inseguimento lungo il Gra, sparò un colpo di pistola che causò la morte di Bernardino Budroni di 40 anni. Omicidio colposo aggravato dall’eccesso di uso delle armi era l’accusa contestata, ma il giudice monocratico ha affermato che l’Agente ha agito in maniera legittima. Budroni era stato inseguito mentre era a bordo della sua auto dopo aver avuto in via Quintilio Varo a Cinecittà una violenta discussione con la sua ex fidanzata. Fu lei a chiamare gli Agenti che lo rintracciarono sul Gra e si misero ad inseguirlo ad alta velocità. La sentenza ha provocato le ire della madre e della sorella della vittima, i cui improperi sono stati puntualmente riportati dalla stampa, ed anche di altri amici che erano venuti in Tribunale.

“Quando – conclude Maccari – a bordo di un’auto in fuga ci sarà un pluriomicida che potrebbe sottrarsi alle sue responsabilità, senza che le Forze dell’Ordine sappiano prima esattamente con cosa e con chi hanno a che fare, allora attendiamo con ansia di sentire i commenti dei parenti delle vittime di quel criminale di fronte al comportamento di colleghi che non mettono mano all’arma d’ordinanza, come invece previsto, per il timore di passare in un batter di ciglia da Tutori della legge a criminali da sbattere in galera e buttare via la chiave”.

Coisp

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