Carabinieri aggrediti a coltellate durante un arresto per spaccio a Padova


“Operatori delle Forze dell’Ordine completamente abbandonati a se stessi. Scelte che significano difenderne al massimo la salute che non vengono fatte per mille futili motivi, vergognosi a confronto del bene che andrebbe tutelato prima di ogni altra cosa: l’incolumità e l’efficienza di chi lavora ogni giorno per la sicurezza di tutti, in ogni sede, ma soprattutto su ogni singolo centimetro di strada del Paese. Ecco cosa accomuna davvero ogni Operatore in divisa, oltre, ovviamente, al fatto di prestare il proprio servizio con la dedizione e l’onore e la fedeltà che siamo rimasti fra i pochi ad incarnare. Ed ecco perché per noi non fa differenza il colore della divisa che porta chi ogni giorno subisce le conseguenze di un pressappochismo intollerabile, riportando sulla propria pelle gli effetti della violenza di chi viola la legge, ma anche del menefreghismo di chi potrebbe fare di più e non lo fa. Ecco perché vogliamo schierarci al fianco di tutti gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine, ancora di più considerato che chi dovrebbe preoccuparsi di tutelarli non lo fa”.

Con queste parole Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, spiega la decisione del Sindacato Indipendente di Polizia di costituirsi parte civile nel procedimento a carico di Imed Kannoussi, 35enne nato in Tunisia, in Italia senza fissa dimora, arrestato il 5 febbraio scorso a Padova dopo aver aggredito due Carabinieri che lo avevano fermato. L’uomo, poco prima, aveva offerto ai militari in borghese della droga e, quando hanno tentato di arrestarlo, si è scagliato contro di loro con un coltello dalla lama di 17 centimetri, ferendo entrambi seriamente.

I Carabinieri, alla fine, sono riusciti comunque ad arrestarlo, ma due giorni dopo lo spacciatore è stato rimesso in libertà in attesa di giudizio, con il solo divieto di dimora a Padova. E ovviamente ha fatto subito perdere le proprie tracce. L’udienza preliminare per Kannoussi, chiamato a rispondere di spaccio di cocaina, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni aggravate, e porto di coltello, comunque, è fissata per domani, 17 giugno, davanti al giudice del tribunale di Padova. E proprio in quella sede il Coisp presenterà la propria richiesta di costituzione di Parte civile per il tramite del proprio legale, l’avvocato Giorgio Carta, che rappresenta anche i due Carabinieri feriti, Alessandro Casu e Davide Caporale.

“A nostro parere il Coisp – spiega l’avvocato Carta – è pienamente legittimato a costituirsi parte civile in quanto non è portatore di semplici interessi diffusi, ma depositario, promotore e curatore dei diritti di tutti gli Appartenenti alle Forze di Polizia, come del resto è esplicitato nello statuto dell’Organizzazione”.

Ma c’è di più, perché il Sindacato Indipendente ha inoltre chiesto che venga chiamato in causa quale responsabile civile il Ministero della Difesa, in persona del Ministro pro tempore, per i danni causati agli Operatori di pubblica sicurezza dall’imputato.

“Gli organi di polizia e i soggetti materialmente operanti nei servizi sul territorio – chiarisce ancora l’avvocato Carta -, di cui il Coisp è da sempre impegnato a tutelare dignità, sicurezza e considerazione da parte dei cittadini e delle Istituzioni, patiscono continuamente una inusitata esposizione al pericolo e gravi violenze, nonché, troppe volte, il pubblico discredito, a causa di condotte come quelle contestate alla persona imputata in questo caso specifico. Gli Operatori di pubblica sicurezza sono continuamente vittime di aggressioni e subiscono spesso lesioni fisiche nello svolgimento del proprio lavoro, eppure la loro integrità fisica risulta essere non adeguatamente tutelata dalle Istituzioni. Infatti, inspiegabilmente, gli Operatori di polizia italiani non sono forniti delle c.d. armi non letali, quali spray urticanti o teaser (immobilizzatori), già in dotazione presso i Corpi di Polizia di numerosi Paesi stranieri. Sono dispositivi sicuramente idonei a limitare i pericoli per l’incolumità degli Operanti, rendendo più agevoli e meno rischiose le operazioni di arresto o fermo dei sospettati. Le Forze di Polizia italiane, invece, così come i reparti operanti “in borghese”, sono dotati della sola pistola di ordinanza che, attesa la sua evidente letalità, può essere utilizzata solo in casi eccezionali e, peraltro, secondo principi giuridici e giurisprudenziali particolarmente severi e tali da escluderne praticamente l’impiego, con conseguente ulteriore sottoposizione a rischio degli Operatori”.

“Una disamina – conclude Maccari – che spiega chiaramente perché, secondo noi, a risarcire i ‘cretini’ che ancora una volta sono tornati a casa passando per l’ospedale non può essere chiamata solo una persona senza fissa dimora che probabilmente non troveremo mai più. Una persona pericolosa, che è tornata allegramente in libertà e adesso può ripetere quando gli pare e piace il copione con qualche altro Appartenente alle Forze dell’Ordine. Già questo è gravissimo, ma ancor più grave è che dopo il continuo ripetersi di episodi come quello di Padova noi dobbiamo ancora andare in giro a farci fare a pezzetti da spacciatori, malati di mente, ubriachi, e chi più ne ha più ne metta. E no! A pagare deve essere anche e soprattutto chi potrebbe metterci in condizione di non dover più subire cose del genere e non lo fa”.

Coisp

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