Immigrazione, ennesima richiesta di intervento del Coisp al Dipartimento


“Hai voglia a insistere con le rassicurazioni, che dovrebbero sedare le recriminazioni dei partner dell’Unione e, soprattutto, neutralizzare i dubbi e le legittime preoccupazioni degli Operatori della sicurezza (e rispettive famiglie) che svolgono i servizi legati alla gestione dell’immigrazione. La verità è ben altra: è fatta di approssimazione, di rischi enormi per la nostra salute, di sfruttamento assoluto dei colleghi mandati allo sbaraglio, che sanno quando escono in servizio e non sanno quando e come faranno ritorno. Questa realtà si manifesta ogni giorno in ogni angolo del Paese e urge che il Dipartimento dia i necessari chiarimenti ed adoperi i necessari interventi a tutela dell’incolumità degli Operatori, della loro dignità, dei loro diritti elementari”.

Questo, in sintesi, il messaggio che il Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, ha rivolto al Ministero dell’Interno, con una missiva che Franco Maccari, Segretario Generale dell’Organizzazione Sindacale, spiega prendendo spunto “da uno dei tanti esempi di quello che quotidianamente avviene in Italia” per tornare sulle consuete “disfunzioni organizzative che caratterizzano molti trasferimenti di immigrati nei vari centri della penisola”, che “hanno un unico comune denominatore: i poliziotti lasciati a loro stessi”. Si riferisce, in particolare, a quanto accaduto lo scorso 24 settembre ad un contingente composto da dieci Poliziotti del V Reparto Mobile di Torino, e due colleghi dell’Ufficio immigrazione della locale Questura, comandati in servizio con orario 13/19, privi di armamento individuale ed in abiti civili, per “accompagnamento cittadini stranieri”, da prelevare presso l’aeroporto di Palermo. I poliziotti, giunti a Palermo alle 16.10, hanno atteso due ore e mezza l’arrivo dei cittadini stranieri da accompagnare, scoprendo solo in quel momento che i 154 extracomunitari erano considerati sani da una sorta di certificato medico “cumulativo”.

Il gruppo è giunto a Cagliari alle 21.20, dove i Poliziotti “accompagnatori” hanno dovuto attendere ancora molto a lungo, dal momento che un funzionario, distratto al punto da non rendersi conto di quante ore di servizio avessero già svolto i colleghi torinesi, ha preteso da loro anche che effettuassero la suddivisione degli extracomunitari a seconda della destinazione sul territorio sardo e trattenendoli anche per le successive procedure di fotoripresa degli stranieri che sbarcavano, svolte sulla scaletta dell’aereo invece che a terra. Risultato? Solo alle 22, dopo circa dieci ore di lavoro, i Poliziotti sono riusciti a decollare per rientrare ottenendo l’inatteso premio di un misero “panino” ristoratore lungo il viaggio. “Non dovrebbe servire, ma facciamo due conti – insiste Maccari -: 154 migranti presi in consegna da 12 Poliziotti disarmati ed in borghese, con un rapporto di 13 a 1… facile immaginare cosa sarebbe accaduto nel caso in cui qualcuno avesse voluto creare problemi… ai colleghi sarebbe rimasta solo l’ipnosi per tentare di mantenere calma e sicurezza. Un gruppo particolarmente consistente di persone che hanno viaggiato restando lungamente a contatto con gli Operatori garantiti da un certificato cumulativo relativo alle loro condizioni di salute e totalmente all’oscuro della cosa? Inutile aggiungere altro… Oltre dieci ore di lavoro senza acqua nè cibo, senza neppure sapere di essere destinati a compiti ed a ritardi non previsti e senza che sia fregato a nessuno delle loro esigenze igieniche, di ristoro e di riposo?… E, perlomeno, nessuno ha dovuto vedersela con il non raro rifiuto di collaborare dei migranti, tanto che i colleghi possono dirsi addirittura fortunati se non sono tornati a casa tardi, affamati, sfiniti, e pure pesti di botte”.

“A questo punto – conclude Maccari – è fin troppo chiaro che qualcuno deve fornire le necessarie risposte su chi e perché dispone servizi al limite dell’inimmaginabile come quello in questione. Perché non si può insistere a fingere che la verità non sia la solita: Poliziotti letteralmente spediti alla deriva e situazioni che potenzialmente potrebbero sfociare in un disastro di tragiche proporzioni”.

Coisp

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