La Festa della Polizia – Un’occasione mancata


Il 16 maggio a Roma ed il 18 maggio nel resto d’Italia, è stato “non” celebrato il 161° Anniversario della Fondazione della Polizia di Stato. Un rito che annualmente accompagna, non senza qualche polemica, la rendicontazione numerica dei risultati conseguiti, i messaggi delle massime Autorità, i riti della consegna delle benemerenze e premi, le medaglie alla memoria dei Caduti.

Il senso ultimo di queste celebrazioni, soprattutto negli ultimi 20 anni, è sempre stato quello di mostrare al Paese il mutato ruolo ed atteggiamento della Polizia, da sistema militare a perno democratico dell’Italia, titolare delle responsabilità della gestione dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del Paese. Il “ridimensionamento” della Festa della Polizia, dettato direttamente dal Presidente del Consiglio a causa delle non nuove condizioni di bilanci disastrati dello Stato, è avvenuto a pochi giorni dalle celebrazioni già programmate, pubblicizzate, con impegni, anche economici, già conclusi che debbono essere comunque onorati.

Il senso ultimo delle “esigenze di contenimento della spesa” paiono, quindi, ancora una volta una soluzione più formale che sostanziale, dato che la semplice comunicazione dell’annullamento delle cerimonie in luoghi pubblici o meno, ha comportato l’aritmetico raddoppio delle spese. Il risvolto meno evidente però riguarda quella miriade di iniziative che alla Festa della Polizia sono collegate: incontri con le scuole, con i cittadini con convegni dedicati all’educazione alla Legalità ed alla Sicurezza.

Questi momenti stanno alla base di quel rapporto di stima e solidarietà che poi si evidenziano proprio nell’altissimo grado di fiducia che gli italiani, tra tutte le Istituzioni italiane, certificano annualmente proprio alle Forze di Polizia. Queste lodevoli iniziative, che volenterosi Questori e Dirigenti mettono in campo nonostante le ristrettezze economiche, trovano molte risposte positive negli Enti e nelle Associazioni che dimostrano di amare la nostra Polizia certamente più di quanto abbiano fatto, solo a parole, troppi esponenti politici.

Tutto questo patrimonio è andato perduto, umiliato da una disposizione che, ancora una volta, va ad incidere solo su chi, per dovere e tradizione, rispetta i ruoli delle Istituzioni, sebbene ciò, nei fatti, non sia reciproco.

L’altro aspetto, per noi fondamentale, è il rispetto della dignità degli Operatori che, nello svolgimento di attività di polizia e pubblico soccorso, hanno salvato vite altrui ponendo a repentaglio la propria, hanno lavorato per mesi per debellare associazioni criminali, hanno salvato dalle fiamme neonati e restituito la vita a donne schiave dei racket ed in cambio non ricevono denaro o promozioni, ma una pergamena chiusa da un nastrino tricolore. Un simbolo ed un riconoscimento morale e non materiale a fronte di sacrifici personali e familiari che solo le vittime liberate ed i propri “angeli” salvatori, possono comprendere.

L’unico momento di riconoscimento civile per i poliziotti era rappresentato proprio dai cittadini che partecipavano numerosi ed entusiasti, alle cerimonie dell’Anniversario della Fondazione. Cosa dire ai familiari delle Vittime, mariti, padri, figli che sono morti o rimasti feriti gravemente, con la nostra divisa addosso? Essi rappresentano i sacrifici che danno un valore alla memoria ed un senso a tutti i poliziotti di oggi, ben oltre le tante medaglie che decorano la nostra bandiera.

La decisione di recidere la memoria e con essa tutto il carico di dolore umano, è un errore senza scusanti perché i familiari non hanno scelto di diventare orfani, vedove, di perdere un figlio. Anche questo riconoscimento ed orgoglio è stato brutalmente annullato. Tolta la convinzione e determinazione dei poliziotti non ci sarà più nulla da festeggiare, nè per la Polizia nè per la Democrazia di questo Paese.

Coisp

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