Lo Hobbit e il “motion capture”, passo avanti per il cinema in formato High Frame Rate 3D (HFR 3D)


Locandina del Lo Hobbit

Con Lo Hobbit il regista, produttore, attore e sceneggiatore, Peter Jackson fa sicuramente fare passi da gigante al cinema degli ultimi tempi, portando lo standard della tecnologia del “motion capture” (MoCap – tecnica per registrare digitalmente i movimenti umani e riportarli fedelmente sul modello digitale che si muove come l’attore che si è registrato) che ha utilizzato per la trilogia de “Il Signore degli Anelli “ a quello del formato High Frame Rate 3D (HFR 3D).

Per chi ne volesse sapere di più, da quando è arrivato il sonoro al cinema, cioè nel 1927, la tecnica per riprendere i film è di 24 fotogrammi al secondo, in modo che si crei l’illusione del movimento. Con il digitale non ci sono limiti ed infatti Jackson ha girato la sua famosa triologia in 48 fotogrammi al secondo (l’occhio umano oltre i 55 non vede più la differenza). Questa tecnica è stata poi usata anche da James Cameron per Avatar 2.

A tutto questo in un film in Hfr si noterà più fluidità, passaggi rapidi e meno sfocati, quindi una resa maggiore. Lo spettatore inizialmente penserà di vedere un filmino amatoriale, dove tutto è velocizzato, ma solo per la prima parte, dopodiché la tecnica dell’ Hfr emergerà prepotente soprattutto nei grandi scontri dove il senso del realismo è palpabile e coinvolgente.

In Italia solo alcune sale sono attrezzate per proiettare il film in versione Hfr. Questa è lista completa delle sale che permettono la visione del film in Hfr.

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