Roberto Cristiano: il ritorno


Tanta qualità, come sempre per il nuovo lavoro dello scrittore e giornalista Roberto Cristiano, che ritorna al suo pubblico col suo stile asciutto e la caratteristica capacità di coinvolgimento. Stavolta, Roberto Cristiano, napoletano di nascita, romano di adozione ed attualmente messinese convinto, ci propone il suo “Il Betta e la Betta”, romanzo dal titolo intrigante, ultimi in ordine di tempo. Con esso, stimola nuovamente riflessioni introspettive, come da sua spiccata capacità, e ci conduce nelle viscere dei nostri pensieri. Lo scrittore napoletano apprezzato per “Un Ponte per lo Stretto”, “100 domande al Senatore Sergio De Gregorio”, “ilmiosoloamicoègiasone”, “Sulla sommità del cielo più alto”, specializzato nelle tematiche esoteriche, centrali nella linea di congiunzione materia/spirito, riprende a sollecitare mente e spirito dei suoi aficionados.   L’introduzione di Mauro Silani conduce per mano il lettore nella trama e nella narrativa dello scritto: “Roberto Cristiano in questo romanzo ci immerge in una coralità di personaggi che intrecciano le loro vicissitudini con le geografie e mappe della città in cui vivono, intersecandosi perfettamente nei vicoli, stradine e strade di una Napoli che, più che teatro, si fa osservatrice delle umane vicende, accompagnando le evoluzioni o involuzioni dei personaggi”…. Una Napoli che i napoletani ben conoscono ed è comunque nota anche allo “straniero” che la comprende e la ama. “Lo stile è quello di una narrazione, in cui il ritmo della scrittura si può paragonare ad un contrappunto mozartiano; i toni variano da una nostalgica descrizione dei luoghi del passato, ad una più ironica ma sempre compassionevole e mai sarcastica dei personaggi… che si riconoscono come esecutori di un destino che non si compie quasi mai in maniera deterministica. Pur animati dalla voglia di risolvere i problemi, si lasciano poi trasportare da un sano caos degli eventi che miracolosamente si risolve con opposte ‘fortune’” – continua Silani, ponendo l’accento sugli intrecci che animano amabilmente il romanzo.

Grande attenzione ai protagonisti, dai nomi volutamente similari, che sembrano compensarsi, uniti in un comune destino già tracciato appunto dagli stessi appellativi. E, in effetti, è sì vero ciò che asserisce Silani: Il Betta e la Betta, sembrano proprio usciti da una commedia plautina, “la cui contemporaneità insiste su un inconsapevole anticonformismo di maniera che, a volte, sembra sfociare in un florilegio di pregiudizi e stereotipi, ma servono però a determinare il loro esatto spessore iconografico, sottomessi con una sapiente scrittura alla necessità della narrazione…”. Ed in nome della narrazione, quasi tutto è concesso. Si lasciano leggere avidamente, le pagine in cui Cristiano descrive i primi incontri dei protagonisti, le scaramucce iniziali, la fase cruciale dell’innamoramento, l’impegno e le difficoltà della convivenza, gli attacchi di gelosia, gli immancabili litigi, la gravidanza, i rischi relativi alla separazione. E la ricomposizione, in cui svolge un ruolo fondamentale il saggio Aquis, che riunisce una coppia dai nomi singolari, ovvero un Betta e una Betta. E vanno effettivamente evidenziati i dialoghi tra i due innamorati, i battibecchi, pieni di vita e “di brio e di originalità. Essi ben riflettono i reciproci caratteri” che man mano si rivelano in maniera sempre più distinta, nel corso del racconto. Meritano sicuramente una citazione, la storia del conte di Mola, la droga dello stupro, la Compagnia di Gesù, gli abusi sessuali dei preti, l’alchimia, la reincarnazione, la storia della Pizza Margherita, della strega di Port’Alba, del caffè Gambrinus e così via.. Temi in parte scottanti, a tratti acri, trattati con obiettivo distacco. In “Il Betta e la Betta”, ecco che riappare il personaggio di Aquis, protagonista pure dei precedenti romanzi accomunati a quest’ultimo, dall’essere “white”, cioè “purificati e pronti ad un matrimonio spirituale con l’elevazione dell’anima”.

Aquis, Gran Maestro di un Ordine Templare presente anche in altri scritti dell’autore, lo ritroviamo in “ilmiosoloamicoègiasone” che approfondisce il compimento di un’Agape rituale, termine adoperato per descrivere l’Agape che cade in una sola giornata del mese di agosto, quando Sole e Luna sono in linea retta. Attraverso un dialogo del Maestro Aquis, in “Dalla sommità del cielo più alto” vengono individuate le ragioni e con esse pure i motivi per i quali i Templari sono “i Custodi del Graal”. Assume un notevole rilievo chiarire il significato del termine Graal, in particolare Santo Graal, approfondendolo in compiutezza ed in trasparenza, ovvero di quello che viene considerato il calice utilizzato da Gesù nell’Ultima Cena e, successivamente, utilizzato da Giuseppe d’Arimatea per raccogliere il sangue di Cristo crocifisso. “La leggenda ci dice che chi tra i mortali riuscirà a trovare la coppa conquisterà la felicità terrena e celeste. A noi non sfugge che alcune verità vengono trasmesse esclusivamente attraverso veicoli simbolici, ed è noto che non tutti i mortali saranno in grado di raggiungere il Graal, ma solamente coloro che sono puri di cuore”. Cosa significa essere puri di cuore? Nei precedenti scritti, Roberto Cristiano si soffermava sulla purificazione del pensiero e del compimento della procedura alchemica. “In questo testo, Aquis svela l’importanza del superamento e del controllo dei peccati capitali, così come parlava in un precedente testo della Grande Opera, o raggiungimento della santità attraverso il controllo dei peccati capitali. E della Piccola Opera, procedura successiva e squisitamente fisica, ma coadiuvata da energie solari. Si sostiene che il Santo Graal sia sepolto a Glastonbury (Inghilterra), luogo in cui sarebbe stato portato da Giuseppe di Arimatea ma, in verità, il Santo Graal è sepolto nei fondali della nostra ‘essenza spirituale’. Nè più, nè meno”. Riguardo a “Il Betta e la Betta”, merita sicuramente menzione la particolare coloritura dei caratteri dei personaggi. Essi si muovono nello scenario narrativo il cui palcoscenico è Napoli. Mauro Silani tratteggia sapientemente: “Il padre del Betta, Vittorio, ex insegnante di liceo e comunista dichiarato, sembra una emanazione del quartiere Stella, dove è cresciuto e si è formato… la madre della Betta, Annapia detta ‘La Colonnella’,  incarnazione di una Napoli benestante ma generosa con gli ultimi… Gianni Geraci il padre della Betta,  noto avvocato civilista e grande estimatore della storia di Napoli, ma anche grande amante di Maradona… Evelina,  la madre del Betta, ex maestra di scuola elementare… un vero tourbillon di personaggi, in cui il lettore sembra perdersi attraverso il labirinto delle vicende umane, dove lo scrittore rivela le sue doti di osservatore attento, con pennellate descrittive dei caratteri, e con excursus spazio temporali degli scenari, nei quali la storia si dipana ed evolve in maniera scintillante come il mare chiaro di Napoli”. È una città vista come incarnazione divina in un corpo mistico accogliente sì, ma da giusta maestra corregge e accompagna con amorevole durezza e severa dolcezza l’evoluzione materiale e spirituale di ogni anima che l’attraversa”. E rilievo e dignità di centralità assume la funzione dei dialoghi articolati ad incastro, incalzanti, sottolineati da una scrittura vivace e ritmata. Ricorda la sceneggiatura di un film che non si può descrivere commedia perché sarebbe riduttivo. Piuttosto, la mancata maternità/paternità, le distanze sociali, il modo di affrontare e attraversare la vita e i suoi accadimenti appaiono parti di una drammaturgia contemporanea”. Essa viene affrontata dai protagonisti in tutta la sua complessità, senza risparmiarsi. La consapevolezza di un dolore che nella realtà frequentemente viene negato.

Eppure, in questo romanzo si scopre che “rimanere in superficie fa più male che andare a fondo”. Chi è Roberto Cristiano? Nato a Napoli, giornalista professionista, ha pubblicato il libro “Un Ponte per lo Stretto”, che è stato presentato anche in America. È autore del libro “100 domande al Senatore Sergio De Gregorio” e del romanzo “ilmiosolo-amicoègiasone”. Ancora, “Dalla sommità del cielo più alto (2019) ed “Esmeralda”, il più recente, nel 2021.   Il Betta e la Betta Edizioni Progetto Cultura (€ 16,50).

 

Teresa Lucianelli

Nessun Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

diciassette − 9 =

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Precedente LINGUINE CON PESTO DI PISTACCHI E TARTARE DI TONNO
Successiva “Manhattan Transfer” approda in Campania

Articoli Suggeriti

Freccia d’Europa: ad Agnano torna il Trotto Internazionale

Seminario gratuito ” Tecniche di vendita nell’era digitale”

JHERONIMUS BOSCH IN MOSTRA A VENEZIA

LA GRANDE DISTRIBUZIONE A VINITALY

Grande successo per la seconda edizione di The Space… il Villaggio Pizza

Portici: al via la rassegna Natale in Reggia. Alessandro Gassman presenta il sui libro green