SUICIDI NELLA POLIZIA DI STATO: SI PERSEVERA LA STRADA DI SEMPRE


Si vuole fermare il “virus suicidi” nella Polizia di Stato a parere delle OO.SS. e Associazioni sindacali, con la solita “ricetta fallimentare”. Risale a circa una settima fa la novità prevista dal decreto del Presidente della Repubblica che modifica il regolamento di servizio dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Il provvedimento approvato dal C.D.M., prevede che nei casi in cui venga
accertato un temporaneo disagio psico-sociale (cioè “uno stato perturbamento psichico reattivo, che comunque consenta l’impiego in servizio in quelle attività ove non sia previsto l’armamento individuale, il dirigente del l’ufficio o il comandante del reparto dovrà provvedere a ritirare senza ritardo l’armamento individuale. A tal riguardo i Segretari generale delle OO.SS. e Associazioni sindacali in
rappresentanza degli operatori di polizia hanno dichiarato: E’ proprio il caso di rammentare il vecchio detto che recita: la montagna ha partorito un topolino, al riguardo viene da pensare che: tutto cambia perché nulla cambi”. Tanto considerato, sorge spontaneo una domanda: “vi è certezza che il dirigente dell’ufficio o il comandante del reparto intervenga con quella celerità richiesta ai fini di evitare per tempo il tragico gesto dell’operatore di Polizia”?

Quanto approvato con il decreto di cui trattasi, a giudizio delle OO.SS. e Associazioni sindacali è palesemente fallimentare, al riguardo giova ricorda al ministro Lamorgese ed al capo della Polizia che i dirigenti della polizia di Stato che psicologi non sono, in situazione analoghe a quella qui argomentata hanno già attuato la procedura indicata nel decreto cui trattasi (il ritiro dell’arma in dotazione individuale). Le OO.SS. più volte hanno sollecitato il Ministro dell’Interno ed il Capo della Polizia sulla necessita di istituire, presso tutti gli Uffici di Polizia, un pool di psicologi a stretto contatto con gli operatori di Polizia in tutti gli uffici e/o posti di lavoro, in modo tale da intervenire per tempo su qualsiasi situazione sospetta che l’appartenente alle Forze dell’ordine stesse vivendo, assicurando così allo stesso modo il necessario supporto al fine di evitare il verificarsi di qualsiasi atto drammatico. Ad oggi, a giudizio delle predette OO.SS. e Associazioni sindacali non si sono visti i risultati sperati. Giova evidenziare che i dirigenti degli uffici e/o comandanti di reparto non sono psicologi, ne tantomeno possono diventarlo per decreto. Attribuire loro queste delicate mansioni – a giudizio delle predette OO.SS. e Associazioni sindacali – senza essere affiancati da psicologi, è solo a giudizio delle OO.SS: e associazioni sindacali, l’ennesima parvenza di crearsi un”alibi”.

Premesso quanto sopra, è necessario a nostro avviso avviare con urgenza un’indagine interna per individuare eventuali cause e responsabilità di quanto accaduto fino ad ora. Si continua a percorrere la stessa strada del tavolo per la prevenzione e gestione delle situazioni di disagio per il personale della Polizia di Stato. Mega riunioni e fiumi di parole – hanno concluso i leader delle OO.SS. e Associazioni sindacali – di certo non servono a debellare il “virus suicida” nella Polizia di Stato. Signor Ministero dell’Interno, signor Capo della Polizia le scrivente OO.SS. e Associazioni sindacali attendono la giusta risoluzione per debellare definitivamente questa “strage silenziosa” che, a parere delle OO.SS. e Associazioni sindacali, non passa attraverso le mega riunioni dove si sprecano solo fiumi di parole”. Giova nuovamente puntualizzare al ministro Lamorgese ed al capo della Polizia che i dirigenti della Polizia di Stato non sono psicologi!!

Federazione Sicurezza e Difesa

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