LA QUARANTENA ARTISTICA DI NICOLA RIVELLI


Il coronavirus non ferma l’arte. Lo scultore napoletano Nicola Rivelli – confinato nella sua villa posillipina – non si è arreso all’immobilismo e ha dato il via alla sua vena creativa, progettando nuovi lavori e riprendendone altri rimasti in sospeso.

Maestro, di cosa si sta occupando in questo periodo?

“Sono al lavoro su un doppio binario che assorbe tutta la mia concentrazione: infatti, sono alle prese con duemaxilavori, uno dei quali mi riporta indietro nel tempo e un altro che mi proietta dall’emergenza attuale al futuro. Un progettoiniziato anni or sono è tornato prepotentemente alla ribalta, avendo – per cause di forza maggiore – un’aumentata disponibilità di tempo e una ritrovata voglia di concluderlo: si tratta di dare un volto in bronzo ai grandi artisti che paradossalmente non hanno un busto e ne sono parecchi.

Posso citare, fra questi, Balla, Fontana, De Chirico, Kounellis che sto completando attraversoricostruzioni fisionomiche ottenute mediante foto e dipinti. Ma ancora tanti altri ve ne sono che non hanno mai avuto questo riconoscimento, malgrado il loro talento e la celebrità: proprio per questo ero stato costretto ad accantonare il mio progetto, non disponendo all’epoca di spazi temporali sufficienti. Ci ha pensato il Covid 19 a procurarmeli (ride…) e proprio a questo virus è improntato il secondo lavoro che consiste in una serie di dipinti ad esso dedicata, con tempeste cosmiche che flagellano una Napoli metafisica”.

 Cosa ha in programma, appena sarà possibile riprendere una vita normale?

“ Ho la necessità di tornare al più presto in Cina e riaprire il mio atelier ASAP dove ho tutto in stand by : anche lì avevo in corso diverse opere, tra cui gigantesche installazioni commissionatemi dal governo e devo assolutamente portarle a termine.”

 Come giudica questo momento “storico” che stiamo vivendo?

“Il 2020 si preannunciava funesto sia per noi occidentali – dato che è un anno bisestile, notoriamente apportatore di guai –  sia per i cinesi poiché è l’anno del topo ( terribile e destabilizzante come il topo ): ci tocca stringere i denti  e sperare che, almeno verso la fine, riesca a plasmare un’umanità migliore, più attenta agli affetti, alla salute, al benessere comune, alla cura dello Stato e delle sue strutture sanitarie, poiché il virus ha dimostrato a livello planetario quanto esse siano fondamentali per ogni collettività.”

 Come sollevarsi dalla depressione dovuta agli “arresti domiciliari”, alla rinuncia alle proprie abitudini, alla perdita del lavoro, alla mancanza di guadagni?

“Credo che quest’esperienza non sarà da archiviare in modalità del tutto negativa se ci avrà almeno insegnato ad aver cura anche dell’altro da noi: il contagio ha dimostrato quanto il nostro benessere sia intrinsecamente legato a quello della società nel suo insieme. Personalmente, ritengo che sia importante accorgerci concretamente di chi sta peggio di noi: per quante preoccupazioni ci attanaglino, non sappiamo di essere in cima a una scala e, se solo ci voltassimo indietro, potremmo vedere la miseria che vi si accascia ai piedi. Bisogna fare beneficenza, essere solidali col prossimo, attenti a chi soffre: solo così sconfiggeremo veramente non solo ogni virus ma anche il male di vivere”.

 

LAURA CAICO

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