FERRAGOSTO CON SAN GENNARO


Una tradizione ormai acquisita. Da vari anni il Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli dei duchi di Bagnoli, Delegato per Napoli e la Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio accoglie personalmente nella Reale cappella del Tesoro di san Gennaro i visitatori di Ferragosto che scelgono di passare la giornata dell’Assunta ammirando in estasi il Tesoro di San Gennaro, il tesoro più importante del mondo. La giornata inizia con la visita guidata gratuita – offerta alla popolazione dalla antica istituzione civica della Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro e orchestrata da Paolo Iorio Direttore del Museo di San Gennaro – al patrimonio artistico di inestimabile valore costituito da innumerevoli capolavori donati al Santo Patrono di Napoli in circa sette secoli: arte, artigianato, devozione si fondono in un unicum con lo sfavillìo di oro, argento e pietre preziosissime tra cui rubini, smeraldi, zaffiri e brillanti che tempestano creazioni artistiche di oreficeria e manufatti mirabilmente cesellati di incalcolabile valore. Tra questi, la Collana di San Gennaro con croci di zaffiri e smeraldi (va sottolineato che gli zaffiri, simbolo di nobiltà, si ritrovano solo nei gioielli donati da re e imperatori), il Manto di San Gennaro con pietre preziose e smalti, il Calice d’oro con rubini, la Pisside di Domenico Ascione di Torre del Greco con malachite, cammei e coralli, la favolosa Mitra tempestata da 3692 pietre, fra diamanti, smeraldi e rubini: sono gioie che regnanti e aristocratici hanno voluto donare al Santo, a cui si aggiungono ex voto regalati dal popolo, dai devoti, da chi ha ricevuto una grazia, pregni di un significato spirituale che attesta lo slancio popolare individuale e collettivo verso il divino e rende tangibile una preghiera segreta.

Una meraviglia per gli occhi e per l’anima anche gli argenti, i busti dei patroni che vengono portati in processione, le statue che racchiudono le reliquie dei Santi, le manifatture sacre adoperate da chiese e conventi nelle liturgie più importanti; al termine della visita guidata, nella Reale Cappella (che non appartiene alla Curia Arcivescovile, bensì alla città di Napoli rappresentata dalla Deputazione e dai sedili di Napoli) il Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli ha spiegato a più riprese e con dovizia di particolari la storia di San Gennaro e le circostanze che portarono i partenopei a fare voto il 13 gennaio del 1527 di edificargli una nuova e grandiosa cappella in cambio della liberazione dai tre flagelli della pestilenza che aveva provocato 250.000 morti, dell’eruzione del Vesuvio accompagnata da terribili terremoti e dall’assedio dei francesi, stipulando un contratto notarile fra il rappresentante del sedile del Popolo, i rappresentanti dei cinque sedili di Napoli nobili (Capuano, Nido, Montagna, Portanova e Porto) e il Santo Martire, creando così per la prima e unica volta nella Storia dell’umanità un patto legale con il Divino.

 

LAURA CAICO

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