Happy Sad Birthday è scritto e diretto da Gianluca D’Agostino con la co-regia di Rossella Amato.
Il Serra dall’11 al 13 aprile ha accolto questo spettacolo che genera immedesimazione e riflessioni multiple.
È il 15 di agosto e in una città semi deserta Dennis vive quella che dovrebbe essere la sia giornata speciale attaccato al cellulare in attesa che i suoi amici, conoscenti o perfetti sconosciuti gli facciano gli auguri di compleanno.
Monitora alcuni competitor, con i quali si destreggia in un immaginaria competizione a colpi di post e like.
La prima sgradita sorpresa è scoprire che esiste un Dennis spagnolo realizzato in ogni aspetto dell’esistenza. È un architetto di grido ed ha collezionato una serie di successi e riconoscimenti sociali. Non è ricco solo economicamente, ma anche affettivamente. È un vincente a livello virtuale, dove accumula follower, ma anche nella vita vera.
La vita del Dennis nostrano, invece, parrebbe essere rimasta al palo. Addirittura sembrerebbe che nell’anno in corso vada peggio del precedente.
Lo strumento è quello del monologo, che, come sottolinea l’autore e attore, risulta adatto all’argomento trattato – l’influenza dei social e la vita fittizia che vi esibiamo con triste ed effimera soddisfazione – ma anche molto dinamico e ritmato.
La persona in scena non è mai davvero sola. Infatti, attraverso una serie di effetti sonori, richiama tutta una serie di categorie esistenziali e di personaggi: dalla sua voce interiore, ai suoi genitori che cercano di convincerlo a passare il suo compleanno con loro, forse solo per avere l’occasione di gustare la torta al cioccolato delle grandi occasioni.
Ma, secondo quanto evidenzia D’Agostino, accettare l’invito significherebbe ammettere di non avere una vita sociale ad appena 40 anni. Di non avere nessuno che gli faccia una sorpresa; che lo inviti o che lo venga a prendere. Improvvisamente nella sua solitudine, rotta solamente dai rimbrotti della sua voce interiore, che lo esorta a lasciare la tana sicura ma anche la gabbia della sua casa, irrompe un’altra voce: quella di una giovane rumena, un’operatrice di telemarketing che vorrebbe indurlo a stipulare un contratto di telefonia.
Inizialmente Dennis la maltratta, ma poi cerca di trasformare quella che doveva essere un’interazione casuale in una relazione intenzionale. Questa donna rappresenta una piccola luce di condivisione, che in prospettiva può strapparlo alla sua solitudine e all’isolamento, salvandolo dalla disfatta sociale. Anche la donna, però, si ritira frettolosamente, seccata e spaventata, dalla di lui esistenza disperata. Gianluca D’Agostino mantiene con consapevolezza e pathos il ritmo sul palco. Ci trascina all’interno del suo isolamento. Ci fa condividere gli stati d’animo di questa persona. Ci porta a patire con lui e a sperare, fino a condurci al finale a sorpresa, che è e rimane un finale aperto. Allo spettatore il compito di dare la sua interpretazione, crudelissima o aperta alla vita. Perchè, come ribadisce Gianluca, lo spettacolo non vuole demonizzare i social, ma riflettere sul loro corretto utilizzo. Magari quello che può riportare un affetto o addirittura il sapore e il profumo di un antico amore nella nostra vita.
“È questa possibilità il vero regalo”, rivela criptico Gianluca. I dubbi rimangono, assieme a una certezza granitica, rimarcata dallo stesso autore: “Il teatro resta un luogo dove stare insieme, uno spazio relazionale e aggregativo autentico” e prezioso.
Tania Sabatino
Nessun Commento