VIA DEI MILLE, LA MALIZIOSA PROTESTA IN LINGERIE


“Il flash mob della mutanda”: questo l’ironico titolo dato dai negozianti di Chiaia alla manifestazione svoltasi lungo tutto l’arco del centro elegante di Napoli: nel cuore – una volta pulsante e festoso – di Chiaia, tra saracinesche abbassate e vetrine malinconicamente spente, si susseguono anche locali abbandonati da piccole imprese non più in grado di reggere alla forzata chiusura dell’attività che si protrae da mesi, vanificando anche i periodi di punta degli acquisti come Natale e Pasqua che avrebbero consentito una boccata d’ossigeno. Cosi’ i titolari e i gestori dei negozi più penalizzati dalle disposizioni anti Covid (abbigliamento, gioielli e calzature) hanno formato una catena umana con signore allacciate fra loro con uno slip a distanziarne le mani: perché usare un indumento intimo per protestare? La spiegazione la forniscela presidente di Federmoda Campania Roberta Bacarelli, parlando della disparità di trattamento fra chi vende intimo e chi no e dichiarando di aver organizzato “una protesta garbata che faccia capire a chi di dovere che non siamo noi gli untori. Non capiamo perché in un negozio di intimo o di videogiochi si possa entrare senza rischi e in altri negozi no. Bisogna tutelare non una categoria merceologica, ma i luoghi comuni, per noi luoghi di lavoro, per i clienti luoghi in cui entrano per acquistare. Che siano mutande o pantaloni devono essere sicuri,  a prescindere”.

Le fa eco la gioielliera Carla della Corte presidente di Confcommercio Napoli che – commentando l’iniziativa di cui è stata promotrice insieme alla Bacarelli, all’imprenditrice Federica Spada Rubinacci e a Claudia Catapano presidente di Chiaia District – dichiara: “Qui c’è la Napoli che lavora e che vuole reagire che si unisce alla nostra protesta che è una protesta forte perché noi dobbiamo riaprire. E’ veramente ingiusto tenere chiusi solo i negozi di gioielleria, calzature e abbigliamento. Nei nostri negozi non avviene il contagio. Ci sentiamo discriminati dal 18 novembre, quando il premier Conte decise che solo alcune categorie rientravano tra i beni essenziali e ha aperto tutto lasciando chiusi solo noi. Ora basta, non è più possibile, dobbiamo aprire per pagare i fornitori e gli affitti. Non si può andare avanti così. In alcune zone della città pochi negozianti esasperati stanno aprendo, ma noi – nonostante tutto – ci atterremo alle regole, non ci saranno aperture non autorizzate. Tanti negozi hanno ampliato il codice Ateco vendendo mutande perché pare che le mutande non facciano venire il Covid e il resto sì. Dobbiamo poter riaprire tutti”.

 “Noi siamo chiusi con problemi enormi, non solo per noi imprenditori, ma anche per i nostri impiegati che non ricevono la cassa integrazione da novembre– ribadisce la Bacarelli – ed è noto che in Campania hanno chiuso 5000 punti vendita: i commercianti hanno perso dal 40 fino al 60% se, come nel mio caso, si punta molto sul wedding e sulle cerimonie, ci troviamo di fronte a una fetta di mercato persa completamente. Impazzisco al pensiero che i videogiochi o l’intimo siano considerati elementi essenziali e noi no”.

“Perchè le mutande non fanno venire il Covid, mentre vestiti, scarpe e gioielli sì” è stato, infatti, il tormentone rimbalzato a gran voce da piazza Santa Caterina a via Filangieri e da via dei Milleal Museo Pan, sottolineando con l’impareggiabile ironia partenopea come le disposizioni governative stiano “mettendo in mutande” tantissimi lavoratori: la protesta educata e gentile ha visto arruolate, tra le partecipanti,una delle protagoniste della nuova edizione di Real Housevives di Napoli Januaria Piromallo, l’agente di moda Titti Petrucci, Maurizia Moriello, Rosalinda Improta, Paola De Ciuceis, Maria Grazia Greco, Sabina Sabini, Marta Garzone, Patrizia Tartarone, Anna Barra e tantissime altre signore della Napoli bene che hanno voluto appoggiare i titolari e gli esercenti di negozi costretti a chiudere per i dispositivi anti covid.  Molti Anche gli uomini, tra cui Fabrizio De Nobili, Alfredo Barone Lumaga, lo stilista Alessio Visone e l’economista Antonio Coviello che ha voluto sottolineare la gravità del momento che stiamo attraversando e l’eventualità non tanto improbabile che centinaia e centinaia (per non dire migliaia) di piccole e medie imprese non riaprano più i battenti, una volta terminata l’emergenza sanitaria.

Mentre in gran parte delle vetrine delle boutique autorizzate ad aprire grazie all’introduzione fra la merce in vendita di capi di  biancheria personale furoreggiano in pole position gli slip – colorati, sportivi o eleganti, di seta o di pizzo, di tutte le forme e dimensioni – sui marciapiedi in cui si svolge il flash mob spiccano anche dei cani da compagnia con slip al collo al posto della museruola e varie manifestanti con la biancheria indossata sui vestiti e, talvolta, poggiata sul viso a guisa di mascherina, in sostituzione del detestato dispositivo anticontagio.

Divertente l’affermazione della scrittrice Januaria Piromallo che, sventolando un seducente  slip di Victoria Secret, ha sospirato “Una volta la lingerieci serviva per sedurre: oggi, invece, dobbiamo usarla per protestare!”

LAURA CAICO

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