MEDITERRANEO, IL FUTURO DEL MONDO PASSA DA QUI


Ora tocca a noi. La giovane generazione che si avvia ad assumere ruoli sempre più decisionali nel governo delle nazioni ha ben presente che il benessere della collettività e degli individui non dipende da redditi più alti o speculazioni affaristiche più riuscite ma dalla qualità di vita che ognuno di noi potrà ricevere dall’ambiente che lo ospita: oggi intervenire sul cambiamento climatico è di primaria importanza per frenare inquinamento, emissioni nocive, avvelenamento di aria, acqua, terra, alimenti.

E’necessario un deciso giro di vite, un irrigidimento sul modo di comportarsi, sulle abitudini e sulla mentalità dei singoli, delle comunità, delle Nazioni, se vogliamo che il pianeta continui ad esistere e ad offrirci la vita che desideriamo: siamo consapevoli che ogni minima attività umana – a cominciare dal semplice respiro – è inquinante per la Terra poiché siamo miliardi di esseri a farlo e l’impatto dell’uomo su di essa non finisce certo lì. I nostri predecessori ci hanno consegnato un pianeta malato: bene, sta a noi guarirlo. Come? Facendo innanzitutto autocritica sui nostri stessi comportamenti, sull’uso sfrenato della tecnologia, sull’impegno che riserviamo come componenti della società a quelle occasioni che la politica non deve perdere per vincere questa battaglia a livello mondiale: è fondamentale non stare alla finestra a guardare ma acquisire una coscienza critica che ci faccia agire, far sentire la nostra voce, rischiare personalmente per portare avanti una concezione responsabile e lungimirante del lavoro e delle strategie sostenibili da attuare per salvaguardare la salute del pianeta, anche dopo la nostra scomparsa.

Uno dei punti cruciali su cui concentrarci, a mio avviso, è l’abbandono dei combustibili fossili e l’adozione di sistemi energetici alternativi per ridurre drasticamente le emissioni di Co2: una possibilità non solo da immaginare ma da rendere concreta come indica uno studio di Europea clima the Association che prospetta di raggiungere questi risultati entro il 2050, con una ricaduta più che positiva sull’occupazione, grazie alla creazione di quasi 2 milioni di nuovi posti di lavoro e il risparmio di 23 miliardi di euro in campo energetico per le famiglie europee. Un processo lungo, difficile, non scevro di ulteriori problematiche, che vede al centro la modifica profonda di varie attività umane, in primis i trasporti: e qui entrano in gioco vari settori economici che in questo passaggio di consapevolezza teso a raggiungere il traguardo di “zero emissioni” dovranno affrontare cambiamenti sostanziali, riprogettare il proprio modus operandi e la visione utilitaristica che impronta il business, formare i lavoratori per un futuro professionale qualitativamente ed economicamente migliore. In particolare, è indispensabile che l’Unione Europea continui a progettare e monitorare la politica comune dei trasporti, a cui ogni Stato membro deve contribuire con soluzioni innovative e a incentivare il trasporto via mare con la perpetuità di strumenti come il MareBonus e il FerroBonus, previsti dalla legge di stabilità 2016 per il triennio 2016-2018, che devono essere resi strutturali tanto in Italia quanto in Europa

Il mare può essere la chiave di volta per la salvezza dell’ambiente attraverso l’utilizzo di carburanti alternativi, fonti di energia rinnovabili e l’introduzione di strumenti innovativi, design aerodinamici delle navi, vernici, batterie ricaricabili, sistemi di propulsione che consentano a tutti i player dei trasporti di allinearsi ai target fissati dalle normative nazionali ed europee.

Un nuovo modo di pensare, una consapevolezza maggiore dell’impatto sull’ambiente delle nostre attività non è un optional bensì un’urgente necessità per una migliore qualità della vita, per inquinare meno, per rendere sempre più concreta l’etica del lavoro che non deve guardare solo al tornaconto individuale ma anche al benessere della collettività.

Cresce sempre più la percezione dell’importanza strategica delle vie marittime – attraverso le Autostrade del Mare – e dell’intermodalità che portando via mare e su ferro (e non più su gomma) merci e viaggiatori sollevano strade e autostrade (peraltro già di per sé pericolose per lo stato di scarsa o inesistente manutenzione) dal congestionamento del traffico dovuto allo straripare di camion e autoveicoli, riducono rischio di incidenti, inquinamento acustico e ambientale.

Le AdM si sono dimostrate la scelta vincente a confronto dell’obsoleto trasporto stradale di merci, passeggeri e veicoli spesso prigionieri dei “colli di bottiglia” e degli strozzamenti viari che, in caso di incidenti, impediscono il libero movimento delle autovetture e mettono a rischio le vite di chi vi è coinvolto e si ritrova impossibilitato a sottrarsi a incendi ed esplosioni di carburanti, com’è purtroppo più volte accaduto: vorrei auspicare che in un Mediterraneo più aperto allo scambio culturale, commerciale e sociale vi sia anche lo spazio per una visione fraterna dell’umanità, dell’altro da sé, di chi ritiene che il “Mare Nostrum” lo sia per tutti i Paesi che vi si affacciano – come eguali e non “figli di un Dio minore” – per le diverse razze e civiltà che ne sono scaturiti e vi hanno respirato l’aria del Mito, delle vicende che l’hanno fatto grande, della Storia che ne ha consacrato la leggenda, perché il futuro del mondo passa da qui.

 

ADA VITTORIA BALDI

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