BORRIELLO: IL PEELING RIGENERANTE


Rigenerare la pelle. Questo l’obiettivo dei trattamenti peeling che rendono la pelle compatta e luminosa senza il ricorso alla chirurgia estetica: chiediamo al prof. Alfredo Borriello quali novità ci siano nel settore.

Il peeling è un trattamento che i dermatologi consigliano: quali sono i casi in cui è più indicato?

“Generalmente si ricorre al peeling in presenza di pazienti con iperpigmentazioni post-infiammatorie, melasmi, elastosi cutanea del volto: altresì si adatta a persone che si siano sottoposte a metodiche photoaging o a interventi che potrebbero provocare atrofia cicatriziale, che sono afflitte da smagliature recenti (rosse e bianche) e smagliature datate, oppure a pazienti di età avanzata che presentino un derma atrofico, ovvero una pelle arida e svuotata. In questi casi, per ripristinare i tessuti, bisogna necessariamente intervenire sui piani profondi e con sostanze idonee per riprodurre epidermide idratata e dotata di elasticità e lucentezza.”

Professore, quali sono i tipi di peeling più all’avanguardia?

 “ Per una biorivitalizzazione dai risultati notevoli potrei indicare -come già più volte ho fatto – il trattamento PRX-T33, un peeling in grado di produrre un “effetto lifting” senza aghi né bisturi: è un mix di sostanze composto da acido tricoloroacetico (al 33%) in combinazione con acido cogico e perossido di idrogeno (acqua ossigenata), può essere effettuato durante tutto l’anno, anche in estate ed è consigliabile a chi si avvicina per la prima volta alla medicina estetica. Poi, naturalmente, per casi di inestetismi più vistosi come acne, pori dilatati dalla varicella, ustioni solari, si passa a trattamenti più intensi e di delicata applicazione che richiedono da parte del medico un’attenta valutazione e un monitoraggio post-intervento; “peeling” , infatti, significa sbucciare la pelle di parte del suo spessore, con applicazione di sostanze acide che determinano nel giro di qualche giorno il distacco di un sottile strato di pelle, quello più opacizzato dall’azione degli agenti atmosferici e dal trucco, che ne soffoca gli strati superficiali.  Dopo aver rimosso con un’accurata detersione le cellule morte che impediscono a sostanze e trattamenti di raggiungere il derma più in profondità e, quindi, di funzionare, si passa ai peeling chimici che rompono i legami intercellulari dei vari strati dell’epitelio, tra cui TCA, acido salicilico, acido ascorbico, acido pirurvico, acido lattico, acido glicolico, alfaidrossiacidi, fenolo, tioglicolico, azelaico, resorcina, che vanno dosati dal medico estetico nelle giuste proporzioni, in base all’inestetismo e alla pigmentazione della pelle.”

Quindi esistono diverse categorie di peelings: come si differenziano fra loro?

“ I peelings si distinguono in superficiali (come l’acido glicolico e l’acido lattico, derivati degli alfaidrossiacidi AHA, utili a cancellare le rughe più  superficiali del volto e delle mani), intermedi (derivati dell’acido tricloroacetico TCA, che eliminano macchie e piccole cheratosi) e profondi (derivati del fenolo, che rinnovano completamente la cute, eliminando lesioni precancerose e migliorando le cicatrici): questi ultimi realizzano in pratica un lifting non chirurgico, ringiovanendo il volto senza bisturi.”

Serve anestesia per applicarli?

 “Sì, i peelings profondi richiedono una anestesia locale con sedazione, un day hospital o un ricovero in clinica per una notte; i peelings superficiali e intermedi, invece, non necessitano di alcun tipo di anestesia.  Vorrei precisare che, se si vuole rallentare l’effetto dell’invecchiamento cutaneo, il peeling può essere anche seguito da un lifting, perché solo  l’intervento chirurgico offre risultati più duraturi ed evidenti.”

E’ necessario sottoporsi a controlli medici dopo questi peelings?

“Per gli alfa-idrossi-acidi, come l’acido glicolico, non occorre perchè la paziente può utilizzarlo in crema a casa propria, giacchè bastano 10 minuti per applicarlo: va seguito da una maschera lenitiva nell’immediato post-trattamento e può essere ripetuto una volta alla settimana per circa due mesi.  L’acido tricloracetico si applica in circa quindici minuti e – se si è optato per la concentrazione più forte – occorre un controllo post-trattamento: in linea di massima bastano due applicazioni, distanziate tra loro di alcuni mesi, a seconda della concentrazione del prodotto. Per quanto riguarda il Fenolo, che dà origine al peeling più aggressivo, esso richiede di essere applicato in sala operatoria, con conseguente ricovero del paziente e successivo, accurato, monitoraggio nelle prime quarantotto ore. Il viso si gonfia e si riempie di edemi prima di desquamarsi e per sedare il fastidio post-trattamento può rendersi indispensabile somministrare qualche farmaco: si torna alle normali attività dopo le prime due settimane ma è proibito esporsi al sole almeno per un mese, per il pericolo di discromie.”

Ci sono rischi?

“Il fattore imprevedibilità è sempre da considerare anche nel caso dei peelings: possono sopravvenire infezioni, difetti di pigmentazione o esiti cicatriziali, per cui occorre affidarsi a un chirurgo plastico esperto per scongiurare il verificarsi di queste complicanze.”

Che ci dice della dermoabrasione?

 “Anche qui occorre l’intervento di un medico esperto giacchè si sottopone chirurgicamente la pelle a una “piallatura” che ne cancella in buona parte rughe, esiti da acne e segni cicatriziali, garantendole un aspetto più liscio e compatto: se la zona da trattare è limitata bastano l’anestesia locale e il regime di day-hospital, ma per trattamenti molto estesi sul viso è meglio programmare l’anestesia generale e il ricovero in clinica per una notte”.

Anche il laser viene utilizzato per eliminare cicatrici?

“Il laser a CO2 dà buoni risultati sull’acne ma anche qui occorre un’anestesia locale perché è un po’ più invasivo del laser Herbium: va precisato che non si possono eliminare completamente le cicatrici lasciate dall’acne, soprattutto non con l’acido ialuronico che spesso viene utilizzato ma che – essendo un materiale riassorbibile – offre miglioramenti solo temporanei e richiede molte successive applicazioni.”

LAURA CAICO

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