Barbara Karwowska incanterà Napoli al Castel dell’Ovo a gennaio


Il Gran Tour europeo, quello che faceva scoprire agli stranieri le bellezze e i monumenti del Bel paese, non ha mai mancato di affezionare e legare alla penisola artisti e poeti, scrittori e pittori, ritrattisti e romanzieri. Basti pensare all’amore spassionato di Goethe per Napoli dopo la sua visita in città, o quello di tanti paesaggisti che l’hanno immortalata, forse un po’ alla maniera di una cartolina, col suo golfo unico al mondo e il Vesuvio col pennacchio, quando il vulcano era attivo e non dormiente come adesso. Byron, Keats e tanti altri autori inglesi romantici hanno deciso di trascorrere parte della loro vita nel nostro paese, qualcuno anche fino alla fine dei loro giorni.

La città partenopea non si è mai sottratta al gioco di fascino e seduzione che dalla sirena arenatasi sull’isolotto di Megaride, passando per le golosità luculliane, risale fino all’esoterismo magico e mistico del Virgilio medievale, col mitico uovo leggendario. Simboli appena citati che rimandano al Castel dell’Ovo non a caso, luogo di esposizione infatti della nuova mostra di Barbara Karwowska, artista italo polacca trapiantata a Napoli da 25 anni, da quando nel lontano 1991-1992 si trasferì nel capoluogo campano dalla sua amata Polonia, per fermarsi definitivamente e iniziare una nuova vita artistica, oltre che metter su famiglia. Per festeggiare il suo quarto di secolo nella città ha pensato a una personale antologica, curata da Fedela Procaccini, e visitabile al Castel dell’Ovo dall’11 al 23 gennaio 2018.

Una sede espositiva di gran pregio proprio come le tele della Karwowska, espressioniste e iconiche nella loro semplicità stilistica ricercata, contraddistinte da elementi ricorrenti come i centrini merlettati, le piume, il rosso con le varie sfumature care alla pittrice, le smorfie talvolta drammatiche, tristi, malinconiche o sorridenti, congelate in un simbolismo alla Odilon Redon, fredde ma cariche di pathos al tempo stesso.

Barbara ha anche preso parte nella sua intensa e già lunga carriera al progetto “Sos Partenope, 100 artisti chiamati alle arti per il libro della città”, donando una sua opera alla campagna di crowdfundraising lanciata dal portale editoriale web “Il Mondo di Suk” di Donatella Gallone, in collaborazione con la piattaforma Meridonare, per tradurre il Dizionario appassionato di Napoli scritto dallo scrittore Jean-Noel Schifano. L’intellettuale e saggista francese, già direttore dell’Institut Français di Naples al Grenoble negli anni ’90, è stato omaggiato, come tanti altri, da una gran bella tela, cittadino onorario di Napoli e innamorato proprio come Barbara della Neapolis moderna.

Alla città partenopea e alle sue antiche tradizioni culturali l’artista ha dedicato negli ultimi mesi anche il suo ciclo di lavori intitolato I Tombolati. Un’operazione artistica concepita come una serie di ritratti di personalità a lei vicine: amici, conoscenti, giornalisti come Francesca Panico, tutti immortalati nel momento di mostrare, coprendo l’occhio destro o sinistro, il tipico numero pescato a sorte nel cestino in vimini, il classico bussolotto dal “panaro” tombola napoletana appunto, che viene poi riproposto alle spalle della persona raffigurata come se fosse un’aureola. Il numero estratto è stato riprodotto, nella forma tonda di delicate e gustose cheesecake, durante queste presentazioni ufficiali alla Pasticceria Mazz di via dei Tribunali, opere dolci e golose del maestro pasticciere Guglielmo Mazzaro, ritratto anche lui come Tombolato nei mesi passati.

Questo evento espositivo al Castello si propone di presentare al pubblico le opere più significative della sua produzione, illustrare l’evoluzione delle tematiche e mostrare le variazioni di stile che hanno caratterizzato il suo percorso. Un cammino artistico che ha visto alternarsi originali idee, felici intuizioni e geniale creatività, il tutto sempre sviluppato con l’ausilio di una solida preparazione tecnica e accademica. La pittura di Barbara si inserisce nelle coordinate di un espressionismo forte, dalla pennellata e dalla gestualità vigorosa, come i cugini tedeschi del movimento Der Blau Reiter,  per poi approdare, attraverso vari stati, ad una ricerca più delicata e tenue nei colori.

È la figura umana la cifra della sua poetica, immersa in un’ambientazione che si ritira dal mondo reale per giungere ad un piano metaforico e ontologico: gli spettacoli, il teatro, l’oroscopo, l’incantesimo fiabesco, usati in chiave metafisica e quasi trascendente, colpiscono per immediatezza e innata sensibilità.

Grazie al ritratto e all’autoritratto, genere largamente diffuso nella sua produzione artistica, l’autrice indaga sé stessa e gli altri, si prodiga in un’indagine introspettiva, conferendo, di volta in volta, significati simbolici ai dipinti, persino mitologici, come nel caso degli autoritratti ispirati ai centauri ellenici. Alle persone che abitano il suo universo, artistico e sentimentale, Barbara ha dedicato i Ritratti di Napoli: figure a mezzo busto, sospese tra sorrisi e malinconie, avvolte da un fondo monocromo e accostate ad oggetti simbolici e protettivi. Come nei migliori mosaici di tradizione bizantina o nei capolavori di Gustav Klimt, che proprio ai Romani d’Oriente si ispirava, anche i loro sguardi conoscono la stessa fissità dei volti di Bisanzio, salvo rompere ogni schema laddove emerge la drammaticità di un emozione e di un sentimento. La piuma, le aureole merlettate, i bussolotti della tombola si impongono alla maniera di una seconda firma sulla tela.

La personale vuole raccontare ai visitatori, attraverso tele raramente esposte, il percorso artistico di una napoletana d’adozione che ha scelto l’arte come principale veicolo comunicativo dei suoi sentimenti e delle sue emozioni.

Info e orari

Sala delle Terrazze Castel dell’Ovo 11-23 gennaio 2018

Vernissage giovedì 11 gennaio, ore 16:30

Orari: dal lunedì al sabato ore 9.00 – 19.00 / domenica 9.00 – 14.00

Nei giorni feriali l’ultimo accesso è consentito fino alle ore 18.15; domenica e festivi ultimo accesso 13.15

Ingresso gratuito

 

Renato Aiello

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