Emilia Clarke dal Trono di Spade al melò romantico “Io prima di te”


Da sette stagioni della serie “Game of Thrones” siamo abituati a vedere Emilia Clarke, l’attrice inglese che interpreta una delle protagoniste, Daenerys Targaryen, in mise stile peplum e con l’acconciatura biondo platino che l’ha resa incredibilmente iconica a cavallo di draghi o sulle navi dirette verso i Sette Regni di Westeros.

Se non bastasse il look, la Clarke nella fortunata serie dei troni ha anche un carattere deciso e un piglio terribile, sfoggia sguardi fulminanti durante dialoghi austeri e impettiti coi suoi interlocutori, che siano ospiti, vassalli, alleati o semplici consiglieri della corona. Ecco perché ritrovarla in un film a tratti scanzonato come “Me before you – Io prima di te”, uscito l’anno scorso e riproposto da poco su Sky Cinema (è passato anche al Social World Film Festival di Vico Equense in una delle serate pre ospiti), fa un certo effetto.

Nella pellicola, tratta dall’omonimo bestseller di Jojo Moyes (tornato in libreria in una nuova edizione Mondadori e con il seguito del romanzo, “Dopo di te”), Emilia Clarke interpreta una disoccupata sempre sorridente e con gusti d’abbigliamento colorati e un po’ eccentrici, esattamente agli antipodi della regina platinata del Trono e, per sua stessa ammissione, più aderente a come è lei nella vita reale di tutti giorni, come confermato dalle effervescenti interviste nei salotti tv americani di Jimmy Kimmel, Ellen DeGeneres o Jimmy Fallon, in cui dispensa sorrisi e battute sagaci.

Brio e comicità a parte, che stemperano il tono drammatico della storia, “Io prima di te” è soprattutto un bel melò romantico non eccessivamente sdolcinato, che esplora il rapporto instauratosi tra Louisa Clark (quasi lo stesso cognome di Emilia) e il trentenne Will Traynor (l’attore britannico Sam Claflin), quest’ultimo costretto da un incidente sotto la pioggia a vivere su una sedia a rotelle e con tutta l’intenzione di usufruire del “suicidio medico assistito” in Svizzera dopo una vita di amori, successi nella city di Londra e sport estremi in giro per il mondo.

L’arrivo della bella e frizzante Louisa, che risponde a un annuncio di lavoro come assistente domiciliare, spariglierà le carte e scompaginerà vicende, relazioni e forse propositi di fine vita cui si oppongono anche i genitori del ragazzo, ognuno a modo loro (Charles Dance e Janet McTeer, due attori immensi). «È il ruolo più complesso della mia carriera» disse il protagonista Claflin l’anno scorso ai giurati del Giffoni Film Festival 2016, lui che da bambino sognava di diventare calciatore, carriera stroncata da un infortunio che però ci ha fatto scoprire un ottimo e bravo attore, in una prova difficile e dall’esito non scontato (confrontarsi con l’interpretazione di un portatore di handicap è sempre un’arma a doppio taglio, foriera di critiche quasi quanto le chance di vincere un Oscar).

“Il film – commentò Claflin al festival, dove ricevette il Giffoni experience award – ruota attorno alla libertà di scegliere. Nessuno, me compreso, può dire cosa farebbe al posto del giovane Will. Ecco perché il senso della storia si riassume in due parole: vivere coraggiosamente. Ci sono voluti 3-4 mesi di prove sulla sedia da paraplegico per capire cosa significasse vivere come lui, affidarmi solo agli occhi e alle espressioni facciali per far arrivare emozioni e sentimenti».

Il gioco di sottrazione gli riesce in pieno, risultando forse anche più convincente, intenso e misurato della Clarke che al contrario, priva di draghi e chiome d’argento televisive, qui recita a briglie un po’ troppo sciolte. Ma le basta un sorriso per riempire una stanza e rendere un’inquadratura magica e significativa, esaltata da una colonna sonora eccezionale, ricca di canzoni in tema tra Ed Sheeeran (visto anche lui di recente in un cameo nella prima puntata del “Trono di spade 7”) e gli X Ambassadors, che portano al film il pezzo struggente ascoltabile anche nel trailer ufficiale del film, distribuito da “WarnerBros”.

Renato Aiello

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