Pace e arte in vetrina, ecco il messaggio del Club Unesco Napoli


In occasione del vernissage di venerdi scorso 23 giugno della mostra anniversario “15 anni di Arte in Vetrina”, storica manifestazione culturale pensata e ideata nel 2002 da Enzo Falcone, presidente dell’Associazione Borgo Sant’Eligio, tra i tanti interventi è stato particolarmente attuale quello di Fortunato Danise, presidente del Club Unesco Napoli.

Le parole di Danise, che ha curato l’allestimento della collettiva di fotografia, pittura e scultura, sono state volutamente attuali, vuoi per l’urgenza di un discorso di pace in tempi bui di guerre e terrorismo strisciante in Europa e nel mondo, vuoi per la cronaca onnipresente sui media di casi di violenza, bullismo e femminicidio in Italia. Il tema dell’inaugurazione, che è stata una giornata di grande affluenza e successo di pubblico, era proprio dedicato alla necessità della pace in un mondo di violenze, sopraffazioni, coercizioni. E non sono mancati accenni al concetto di bellezza nell’arte oggi, così inflazionata e abusata. Ecco pertanto il messaggio che l’Unesco, attraverso la sua associazione napoletana, ha rivolto così alla città, nella cornice splendida dell’esposizione al Complesso Monumentale di San Severo al Pendino di via Duomo, visitabile fino a sabato 1 luglio (la domenica la chiesa è chiusa ai visitatori):

«La Mostra 15 anni di Arte in Vetrina ha voluto dedicare un pensero alle vittime della violenza, di quella violenza che giorno dopo giorno sta invadendo il mondo nella maniera più feroce e crudele. Guerre inutili, uomini che vogliono dominare il mondo con una sete di potere crescente, a scapito di vittime innocenti che stanno pagando la follia di queste belve senza anima, corpi vuoti che agiscono come automi. Una violenza che infierisce su tutti,  su vecchi, bambini e donne  che vengono massacrate senza motivo da coloro i quali le hanno portate all’altare giurando davanti a Dio amore e protezione. E che dire dei giovanissimi che della violenza fanno un vessillo, un vanto, costringendo i loro coetanei più deboli a soccombere. Il preambolo dell’atto costitutivo dell’UNESCO del 1945 cita: “Poiché le guerre cominciano nelle menti degli uomini, è nelle menti degli uomini che si devono costruire le difese della Pace”. Ed è proprio nella mente dell’uomo che bisogna ripristinare, attraverso la cultura della pace, quei valori universali assopiti ormai da moltissimo tempo. Secondo l’interpretazione di Benedetto Croce, l’Arte è “intuizione lirica, ed espressione di un sentimento”. La parola arte è spesso utilizzata impropriamente. “Tutto è arte”, dicono, e invece non è vero! “Arte è  Bello!”, affermano i più, ma non solo dal punto di vista estetico, essa è principalmente il bello dei sentimenti che l’artista riesce a trasmettere. L’opera d’arte sorge ogni volta che il sentimento abbandona la sfera pratica e diventa oggetto di contemplazione, e si esprime in un linguaggio o in una forma o un’immagine. Se per la poesia sono importanti  la scelta delle parole e il loro concatenarsi in un ritmo serrato del verso, per la pittura sono i colori, le linee, i volumi. Oggi il brutto ha preso il sopravvento sul bello in tutti i settori: letteratura, moda, poesia, cinema. La cosa più paradossale è che, coloro i quali ci propongono certi prodotti artistici,  è convinto e vuole convincerci, attraverso introspezioni filosofiche e chiacchiere vuote, che tutto deve considerarsi bello. Mi dispiace, ma non sono d’accordo: nessuno mi convincerà mai che un lavandino ammaccato, una vecchia scopa spennata, o altro ciarpame possano definirsi capolavori ed espressioni di interiorità sentimentali dell’artista. “Kant considera l’arte come creazione di bellezza libera di immagini che abbiano valore per se, ma belle solo in quanto danno un piacere universale e disinteressato. Pertanto la bellezza è un simbolo del bene morale, quindi analogia fra bello e bene”. Interessante anche un’affermazione  di  Vittorio Sgarbi che condivido pienamente: “Nel passato si produceva il bello, oggi per una popolazione pronta a capire la bellezza, si produce l’orrore. I grandi artisti del passato Botticelli, Raffaello, Michelangelo sono riusciti a far sopravvivere nei secoli i nomi dei loro grandi mecenati (i papi Leone X e Giulio II, Lorenzo il Magnifico). Oggi invece il potere non ha più alcun rapporto con la cultura, chiama il proprio artista e gli concede di avvilire una città”. In  questo mondo dove i sentimenti  e la ricerca del bello sono stati letteralmente sostituiti da aridità, egoismo, presunzione, fame di potere e odio, le arti vengono considerate solo se producono denaro e se rappresentano fonti di investimento. Quello  che noi abbiamo dentro non interessa più a nessuno e questo è molto triste, considerando che sono  stati proprio i sentimenti interiori dell’uomo a creare quanto di più bello esista al mondo. Bisogna augurarsi che il ritrovamento di tali valori  faccia capire a tutti noi che il nostro futuro è legato non al danaro, non al potere, non alla presunzione, ma alla serenità dell’anima e alla purezza dei sentimenti».

Fortunato Danise

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