Teatro Augusteo: in scena “Filumena”


La VIII Edizione della Rassegna di Teatro Amatoriale del Teatro Augusteo di Napoli continua con il secondo appuntamento: la compagnia Imprevisti e Probabilità porterà in scena lo spettacolo “Filumena”, tratto dall’opera “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo, lunedì 1 Maggio alle ore 21:00. Ingresso gratuito per gli abbonati fino a esaurimento posti.

La compagnia Imprevisti e Probabilità è stata costituita nel 2005 da Raffaele Furno, Soledad Agresti, Janos Agresti, Benedetta Verrengia e Isabella Sandrini a Formia, Comune laziale in provincia di Latina. Ha vinto in questi anni oltre 20 premi nazionali e ha rappresentato i suoi spettacoli anche negli USA, in Giappone, Francia, Germania e altri paesi esteri. Il tratto distintivo degli spettacoli è l’ironia, lo strumento migliore per divertire il pubblico e invitarlo a riflettere.

Interpreti e personaggi dello spettacolo:

Soledad Agresti è Filumena Marturano, Isabella Sandrini è Diana, Valentina Fantasia è Rosalia, Giuseppe Pensiero è Michele, Annamaria Aceto è Anna, Raffaele Furno è Domenico Soriano, Hugo Fonti è Riccardo, Janos Agresti è Umberto, Sergio Locascio è la voce dell’avvocato Nocella.

Cast tecnico:

Regia di Raffaele Furno. Costumi di Anna Andreozzi. Scene di Bruno Valeriano. Consulenza musicale di Isabella Sandrini. Tecnico audio e luci Mauro Sandomenico. Foto e grafica Soledad Agresti.

Sinossi di “Filumena”

Il testo è quello originale, con pochissime sfoltiture per renderlo più snello e contenerlo in un atto unico di 90 minuti anziché negli originali 3 atti edoardiani. La storia è nota: il tentativo di Filumena, ex prostituta, di dare dignità ai suoi tre figli dopo aver speso una vita nell’attesa che Domenico Soriano si decidesse a sposarla, invece di trattarla come amante, amica, confidente, segretaria, cameriera, ma mai come compagna di vita. In “Filumena” si omaggia lo spettacolo e lo strepitoso personaggio creato da Eduardo, ma allo stesso tempo si innalza testo e messa in scena a metafore universali, utilizzando il ring di un incontro di boxe, e una prigione/gabbia. Il ring rappresenta la lotta infinita e sempiterna che questa donna, ogni donna, ha condotto e conduce per affermare la sua identità indipendentemente da quella dell’uomo/padre/amante/marito. Le forti emozioni represse da Filumena per anni si trasformano in altrettanti uppercut e ganci sferrati a Domenico, il quale fa di tutto per incassare ma anche per reagire agli attacchi. Nella seconda parte dello spettacolo il ring si smantella completamente per diventare una prigione che ingabbia Filumena. Quando finalmente crede di aver raggiunto il suo obiettivo, e di potersi riposare dopo tante fatiche, Filumena è fisicamente ingabbiata dalla legge, dalla voce dell’avvocato che sciorina articoli del codice civile: non si perdona a una donna la rivoluzione contro il potere maschile, e la legge è dominio dell’uomo acculturato che possiede il linguaggio appropriato, a differenza di Filumena che non sa né leggere né scrivere. La gabbia che stringe Filumena è però simile a quella che blocca Domenico, ossessionato dalla necessità di sapere quale dei tre figli sia suo. Nessuno dei due protagonisti può vivere senza l’altro, nessuno dei due è realmente libero perché sono entrambi schiacciati dal proprio passato. 

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