Da 30 anni il teatro in provincia “SOPRAVVIVENZA”


Quando si crea un progetto, una stagione teatrale, un evento di qualche genere, perché questa venga presa in considerazione da qualcuno, si cerca la notizia. Allora tutti a chiedersi, qual è la notizia? C’è qualche nome importante? Qualche novità apportata? Un progetto avveniristico e nuovo?

Molto spesso in giro, di nuovo non c’è proprio niente e la notizia va più inventata che presa dalla realtà dei fatti. Ecco però, forse una notizia c’è: il Centro Teatro Spazio esiste ancora. Tanti spazi chiudono, altri se ne aprono, ma il teatro in cui ha militato Massimo Troisi è lì, sopravvive da un trentennio e migliora, e non certo grazie al compianto artista di San Giorgio a Cremano. Sopravvive grazie a una serie di progetti importanti. Sopravvive, per il terzo anno “O’ Curto” (15 – 16 Ottobre), festival di corti teatrali che l’anno scorso ha visto arrivare professionisti dello spettacolo da tutta Italia. Sopravvive Vesuvio Underground, che dà la possibilità ai giovani musicisti e band emergenti dl territorio di esprimersi in uno spazio diverso, storico, nuovo, ma soprattutto di esprimersi. Sopravvive l’accademia e contemporaneamente incrementa i propri iscritti, grazie a un progetto e ad una serie di insegnanti tutti formati al Centro Teatro Spazio, che ne condividono, dunque, la progettualità e assicurano la continuità fra le materie e gli anni di corso, garantendone le finalità educative e di formazione allo spettacolo. Continua la rassegna amatoriale, che offre la possibilità agli amanti del teatro, seppur non in stagione teatrale, di recitare davanti a un pubblico in uno spazio che è sempre stato votato al professionismo, ma che si apre ora a nuove proposte e lascia spazio a chi il teatro lo fa solo per passione. Sopravvive la stagione teatrale, con un filo conduttore preciso: professionisti del teatro e lavori di qualità.

Vincenzo Borrelli, direttore del teatro, firmerà le regia di un autore come Viviani (“Pescatori”), proponendo anche spettacoli contemporanei come “Quanto ti devo”, da lui scritto e diretto, e dirigendo “Sottozero” e “Gli Odori dei miei ricordi”, scritti rispettivamente da Antonio Mocciola e Pasquale Ferro. “Nel primo Mistero di Santa Medea”, di Angela Matassa, con la regia dello stesso Borrelli, promette poi di essere un altro lavoro di qualità.

La stagione sarà inaugurata da“Sottozero”, in scena dal 29 ottobre. A seguire si avvicenderanno sul palco tanti professionisti dello spettacolo, come Niko Mucci, che metterà in scena “Avana”, ancora Mirko Di Martino, vincitore della seconda edizione del premio “O’ Curto” con lo spettacolo “Marocco”,che scrive e dirige “Regine Sorelle”. Vincenzo Attanasio accompagna Vincenzo Borrelli nello spettacolo “Pescatori” , lavoro di Raffaele Viviani. Andrà poi in scena lo spettacolo di Aldo Vella dal titolo”La confessione”, cui seguiranno “Verso la libertà”, di Stefano Ariota.Giovanni Meola metterà in scena “L’infame”, Rodolfo Fornario un inedito Beckett con “Il Gioco volge al termine”, ancora il cattivo costume con “’o Cunto ‘e ‘a’mbasciata”, c’è il giovane autore Diego Sommaripa con “FemmeneD10” e il grande ritorno di Gianfranco Gallo con un suo testo dal titolo “Come le farfalle d’inverno”. Chiudono “Nel Primo mistero di Santa Medea” di Angela Matassa e “Perzechella e Serafina”, tratto da Viviani a cura di Anita Pavone e Tiziana Tirrito.

Una stagione ricca, nel segno della qualità e delle continuità, che promette di regalare sorprese , sempre in nome della collaborazione reciproca e della stima fra tutti gli artisti, uniti per un solo scopo: fare teatro, e farlo bene.

Centro Teatro Spazio: un po’ di storia

La storia resta nelle menti di chi ha vissuto quel presente, ma nel presente dell’oggi la storia di ieri non può fare a meno di essere narrata per non essere dimenticata e vivere ogni giorno, infondendo lo spirito dei tempi nelle persone che calcano quegli scenari. Massimo Troisi e il suo gruppo si stabilirono all’interno di un sottoscala a San Giorgio a Cremano, che prenderà il nome di Centro Teatro Spazio in via San Giorgio Vecchio 31, esordendo con recite pulcinellesche, tipiche della tradizione teatrale napoletana. Il tutto svolto in maniera grossolana, molto spesso senza ritorni economici, con Troisi sempre in calzamaglia nera o, comunque, con abiti semplici, e con scene e costumi piuttosto scarni ed essenziali. In questo centro il gruppo cercava di far confluire tutte le passioni. In quegli anni ’70, in cui l’arte, il teatro, la musica, il cinema e tutto il resto viveva una rinascita, i nuovi fermenti erano in agguato, pronti a scattare. A Napoli c’era “La Nuova Compagnia di Canto Popolare” di Roberto De Simone, c’erano cantautori come Edoardo Bennato e Pino Daniele e gruppi di base come le “Nacchere Rosse”. È qui dunque, proprio in questo fermento culturale e in questo luogo che nacque, crebbe e si sviluppò, attraversando varie fasi e cambiando di volta in volta nome e formazione, il gruppo di Massimo Troisi.

Il Centro Teatro Spazio, nel momento in cui Troisi riuscì ad imporre a livello nazionale la sua formidabile maschera, rimase inoperoso  (dimenticato dagli stessi creatori e soprattutto dalle istituzioni)  fino al 1988, anno in cui Vincenzo, insieme a Ernesto e Marco Borrelli,  decise di dargli un nuovo impulso. Fu grazie alla caparbietà, la professionalità e l’amore per il teatro (in un epoca in cui lo slancio culturale si definisce nullo) con Vincenzo Borrelli,  che si è cominciato a fare il “Teatro” (non in calzamaglia, non in maniera grossolana, ma con vera professionalità e preparazione). Oggi il centro teatro spazio mantiene questo nome nel rispetto dei tempi che furono ma è gestito dall’Accademia Teatrale UNO SPAZIO PER IL TEATRO, che è scuola di formazione professionale allo spettacolo riconosciuta dalla Regione Campania, ed in quanto scuola ha una sala teatrabile, una sala per il mimo e la danza, sala di canto ed attrezzature per la cinematografia. Il centro teatro spazio ha ospitato tra gli altri: Pupella Maggio, Massimo Troisi, Lello Arena, Enzo De Caro, Fiorenzo Serra, i Zezi, le Nacchere rosse, i Popularia, Patricia Lopez, la New York City Band; MicoGaldieri, Tato Russo, Antonio Ferrante, Leopoldo Mastelloni, Peppe Lanzetta, Nuccia Fumo, Antonio Allocca, Maria Basile, Teresa Saponangelo, Pietro Pignatelli, Marco Zurzolo, Massimiliano e Gianfranco Gallo, Cristina Donadio, Corrado Taranto, Alessandro Siani, Paolo Caiazzo, Maria Bolignano, Ardone, Peluso, Massa, Nunzia Schiano, Gea Martire, Tina Femiano, Manlio Santanelli ecc. È qui che quella tradizione rivive, in questo luogo animato da ferventi passioni creative e artistiche. È qui che nasce quello spirito che Vincenzo infonde attraverso il fare teatro.

Sottozero – morte e rinascita di un uomo in gabbia

28 – 30 OTTOBRE 2016   4 – 6 – 11 – 12 – 13 NOVEMBRE 2016

SCRITTO DA ANTONIO MOCCIOLA LA VERA STORIA DI PIETRO IOIA

Sottozero”, opera ispirata alla storia vera di Pietro Ioia, è un dito puntato contro il fallimento dello Stato nella missione di rieducazione che un istituto di detenzione dovrebbe avere.

Da un’idea di Antonio Mocciola, lo spettacolo, cui i racconti di Ioia hanno offerto lampi di verità, è un viaggio nell’incubo di un ragazzo napoletano, che invecchia in carcere e ne esce dopo 22 anni, trovando la forza di raccontare le vessazioni subite e le ingiustizie patite. La storia non lascia scampo, serrata e spietata, disegna tutte le traiettorie di un sistema infame e vigliacco, del tutto simile a quello che, all’esterno, produce la delinquenza quotidiana a cui assistiamo da decenni.“Sottozero” diventa presto, per lo spettatore, un claustrofobico inferno di parole e gesti, di soprusi e violenze ai limiti del sopportabile, fino allo spiraglio di luce finale. Oggi Pietro Ioia è il presidente dell’associazione Ex Detenuti di Poggioreale, ed è attivissimo nella difesa di chi è ancora tra le mura del carcere, e non ha la voce per gridare il proprio dolore. Grazie al suo attivismo la cella zero nel carcere di Poggioreale non esiste più, o meglio, non è più luogo di concentrato di violenza e soprusi, a danno di chi, certo deve pagare per gli errori fatti, ma con una modalità consona alla nostra Costituzione e soprattutto ad concetto di umanità, lontano, troppo lontano.

Avana

19 – 20 NOVEMBRE 2016

Ci sono bugie buone, che non fanno male. Sono bugie che mascherano la realtà donandole fascino. Una bugia è capace di rendere in un momento tutto molto più bello. L’impossibile diventa possibile e questo affascina. Quando un uomo si siede sulla poltrona di un teatro sa che sarà ingannato. È consapevole che a rivolgersi a lui saranno degli attori che hanno imparato una parte, hanno studiato le mosse. Ciò nonostante si commuove, ride, si identifica e poi con gioia applaude più volte e grida “bravi!”. Nella vita fuori dal teatro quello stesso uomo, invece, pretende che gli venga sempre detta la verità. Chiede la verità ai figli, al partner, agli amici, agli organi di informazione. “Devi dirmi la verità!” grida. In questo modo dalla sua vita tiene lontana la magia e si concentra sul reale. Ma se poi un giorno questa realtà la perdesse di vista?

Regine sorelle

26 – 27 NOVEMBRE 2016

Lo spettacolo è un monologo di teatro brillante che racconta le vite parallele di Maria Antonietta e Maria Carolina d’Asburgo utilizzando una chiave pop, moderna e colorata, divertente e giocosa, con un pizzico di nostalgia per un mondo irrimediabilmente scomparso. Intorno alle due protagoniste si muove una folla di personaggi pittoreschi e intriganti, famosi e sconosciuti, che, ognuno a suo modo, con le sue caratteristiche e la sua lingua, raccontano un pezzo di storia di Napoli, di Parigi, d’Europa. C’è Luigi XVI, bloccato dalla sua eccessiva timidezza; c’è l’ambasciatore d’Austria, stritolato dalle richieste opposte di Francesi e Austriaci; ci sono le Madame Zie, le figlie zitelle di Luigi XV; c’è la volgare Madama Du Barry; c’è il pedante imperatore Giuseppe; c’è l ’eccentrico Ferdinando IV di Borbone; c’è il popolo, rappresentato da donne di servizio, venditori di stampe pornografiche e maschere di pulcinella.

Pescatori

9 – 10 – 11 – 16 – 17 – 18 – 23 – 25 DICEMBRE 2016

All’interno di una comunità di pescatori, i conflitti interni alla famiglia del capopesca svelano una realtà rude quanto complicata, dettata da un senso dell’onore che, per quanto possa risultare lontano per la società in cui viviamo, ricongiunge l’uomo ai suoi istinti primordiali. La scelta del testo è legata, oltre che all’indiscussa valenza artistica di I Pescatori e alla sua innegabile rilevanza all’interno dell’opera drammaturgica di Raffaele Viviani (per Guido Luberti, si tratta di un’evidente svolta drammaturgica), anche ad altri fattori. Si è voluto vedere, nell’opera in questione, un esempio quanto mai calzante del Viviani che si fa voce del popolo, e che racconta il popolo così come esso veramente è, cosicché si possa alla fine esplicitare il realismo crudo dell’opera del drammaturgo napoletano.

La confessione

21 – 22 GENNAIO 2017

FornarioUno psicanalista si sottopone alla confessione di un prete. S’innesca un ‘dibattito sui massimi sistemi’ che vede i due scambiarsi continuamente il ruolo confessore-confessato e che sfocia in una diatriba incalzante e senza esclusione di colpi. Temi della psicanalisi s’intrecciano a questioni teologiche palleggiate dai due senza rispetto e riverenza. Essi sono costretti continuamente ad alzare il tiro per difendersi in una successione di attacchi che rischiano di mettere in crisi il rispettivo già minato equilibrio esistenziale. Il testo, pubblicato in “Il Memoriale” (dello stesso autore) ha avuto una menzione speciale al “Premio Osservatorio” (Bari, 2004).

Verso la libertà

28 – 29   GENNAIO 2017

Sui campi di sterminio nazista esiste una nutrita letteratura. In particolare sul Lager di Auschwitz, forse il più famigerato. La deportazione nei campi di concentramento, rimane nella storia del XX secolo, una delle pagine più atroci che ha superato qualsiasi altro evento. Il Lager è un luogo dove uomini, donne, bambini, handicappati, omosessuali sono stati umiliati seviziati e sterminati in massa. Nel 1944 il governo Tedesco data la scarsità di manodopera, stabilì di prolungare la vita media dei prigionieri da eliminare. Se non fosse accaduto quello che è successo come la storia ci ha lasciato, cosa e come avremmo potuto ricordare quel tempo? Verso la libertà è una  stravagante, straordinaria e paradossale storia di cinque amici ebrei Ric, Rob, Ren, Raf, Ros che si differenzia dalle altre. Perché stravagante? Perché Ric,  considerato dai suoi amici pazzo, inventa un modo originale  per salvare la sua comunità dalla deportazione nazista. Perché straordinaria? Perché si deve organizzare un falso treno con il quale viaggiare verso un luogo, cercando di ingannare i tedeschi, facendogli credere di essere deportati ed ufficiali nazisti. Perché paradossale? Perché l’impresa agli altri amici sembra ardua è assurda, infatti dopo varie reticenze e diffidenze, si renderanno conto che l’unica alternativa per salvarsi dalla deportazione, anche se ardua resta quella del pazzo Ric. Inizieranno anche loro a contribuire ai preparativi, entreranno anche loro con tenacia collaborazione per sottrarsi alla totale umiliazione e demoralizzazione, e in poco tempo tra varie incomprensioni e problemi, lo sgangherato treno è pronto per partire…Verso la libertà

Io So e Ho le Prove

4 – 5FEBBRAIO 2017

Enzo, di estrazione popolare ma ambizioso, si trova al posto giusto nel momento giusto: la deregulation del sistema bancario. In questo modo, fa carriera e soldi per più di vent’anni. Poi…la conversione. Che, come tutte le conversioni, è irta di ostacoli, contraddizioni, difficoltà. Ma Enzo è ostinato e vuole diventare un uomo diverso e perciò crea un’azienda che difende dagli abusi delle banche. Così ora si trova ad accompagnare un suo cliente, un imprenditore vessato dalla propria banca ma che ha bisogno vitale di un fido, ad un incontro con una funzionaria piacente, alta e snella, una di quelle ‘serial-killer’ per le quali lui, da manager, stravedeva (‘…perché le femmine sanno come far mettere una firma molto più che gli uomini’). Enzo riuscirà ad evitare al suo cliente la sorte che lui, inesorabilmente, faceva fare invece, a parti invertite, a imprenditori come quelli, contribuendo così alla distruzione dell’economia reale?

Gli odori dei miei ricordi

10 – 11 – 12   FEBBRAIO 2017

Non è facile aprire la porta ai ricordi, soprattutto quan¬do questi sono terribilmente dolorosi e soprattutto in questo nostro tempo, dove il mondo sembra aver perso la sua memoria storica e dove, nei discorsi della gente, non c’è alcuna allusione a tutto quello che ha cambiato in negativo il suo percorso.

Ma ricordare invece, può servire ad aprire gli occhi, a  capire quanto schifo c’è lontano dai nostri sa¬lotti borghesi, frequentati da persone che di notte e di giorno, abbandonando il loro apparente perbenismo e il loro ipocrita modo di vivere, si accaniscono su bambini indifesi e spesso abbagliati da un benessere loro negato. E talvolta sono proprio quelle  stesse persone che la sera, prima di andare a dormire, raccomandano ai loro figli di tenersi lontani dagli estranei, perché il mondo è cattivo e pieno di pericoli…. Di non frequentare ragazzi violenti o che dicono parolacce… quello che invece cercano quando, con le loro belle macchine, girano alla ricerca della preda, conquistata a volte con una semplice caramella, merce di scambio apparentemente banale, eppure  tanto desiderata da chi, a casa, trova a stento un piatto di fagioli…

Il gioco volge al termine

25 – 26FEBBRAIO 2017

Ho voluto porre  l’accento registico sull’aspetto circense, sulla evidente clownerie che permea tutto il testo, cambiando i ritmi recitativi, rendendoli più agili e veloci, dando colore alla scena, luce, anzi ambientando il tutto in una sorta di “fine festa” dove i resti, i residui sono ancora sparsi ovunque.

Spesso questo testo viene avvicinato ad una sorta di metafora della fine del mondo, io l’ho sempre inteso,  come la sublimazione della cattiveria umana, con un piccolo segno di speranza nascosto nelle pieghe del testo… Rincontrerò questi vecchi, cari amici, dopo aver superato il timore della fine del mondo al passaggio del Millennio e la paura che ha serpeggiato intorno alla profezia Maya, che dava per imminente l’estinzione dell’umanità… ma il mondo non è finito ancora…forse.

O magari è finito già da tempo, tanto tempo, e noi, semplicemente, non ce ne siamo accorti e continuiamo, continuiamo a giocare, a combattere come pugili suonati, vinti, che non si arrendono all’evidenza di un match irrimediabilmente perso, ma continuano a vagare per il ring, convinti che prima o poi riusciranno a piazzare il colpo del knock out… quel colpo che non arriverà mai.

‘O cunto e ‘a ‘mbasciata

4 MARZO 2017

‘o cunto e a mbasciata  trae ispirazione dall’esperienza dei cuntastorie meridionali e dalla figura dei banditori.. L’attitudine rock performativa dei Cattivo Costume in una serie di racconti, omaggio all’uomo libero, sulla condizione sociale odierna. Il primo cunto “La leggendaria storia di Giovanni Senzaterra” per l’adattamento e la regia di Gaspare Nasuto. Concerto/spettacolo in acustico. Canti, tamburi a cornice, ritmi mantrici, tribali e della tradizione del sud Italia, chitarre dalle accordature aperte, accompagnano in un viaggio che sfiora gli archetipi dell’esistenza umana. Gioco, amore, lavoro e lotta, vita rinascita e morte.

Quanto ti devo?

17 – 18 – 19 – 24 – 25 – 26 MARZO 2017

“Quanto ti devo”, scritto da Vincenzo Borrelli con la regia dello stesso, è uno spettacolo introspettivo, una confessione, che attraverso degli episodi veri o quantomeno verosimili indaga i percorsi della mente umana e fa luce sulla piaga sociale della prostituzione.

Un uomo sui 40 anni, stanco, segnato dalle esperienze e da una vita comunque difficile, segnata da una lotta contro un mondo che sembra non prenderlo mai troppo sul serio, che lo raggira e arriva a sfinirlo. In uno dei suoi vagabondaggi notturni incontra Chiara, una prostituta che gli racconta la sua storia.

Lo spettacolo diventa quindi una doppia confessione, che si intreccia con flashback e con le storie di altri numerosi personaggi. La dimensione del tempo risulta quindi manipolata, ribaltata e plasmata a seconda di quelle che sono le esigenze della narrazione, il confine tra presente, passato e futuro diventa labile, e alla fine quello che si evince è una grande desolazione, un grande senso di solitudine che è comune a tutti i personaggi dello spettacolo.

Femmened10

8 – 9 APRILE 2017

Ci troviamo a Napoli a metà degli anni ’80 , il boom della droga è divampato in ogni arteria della città , Cutolo ormai da un paio d’anni in carcere, stava lasciando il passo alla nuova famiglia organizzata , Napoli era in ginocchio tra contrabbando, furti , prostituzione e omicidi nessuno sapeva gestire l’ingestibile, si sentiva il bisogno di una guida, di avere un simbolo. Arrivò,  era il 5 luglio del 1984 , faceva caldo molto caldo, più di centomila persone ad attenderlo, ad invocarlo, ad amarlo ancor prima di conoscerlo, il simbolo di una riscossa non solo sportiva ma collettiva , lui Diego armando Maradona. Femmened10 racconta le gesta calcistiche e soprattutto extracalcistiche dal punto di vista delle tre donne che ha avuto Diego a Napoli. Claudia, moglie di Diego nel periodo napoletano, cristina amante di Diego, e Dalma figlia di Diego nata a Napoli nel 1987. Con questo spettacolo ho voglia di mettere l’accento su vicende di quegli anni non del tutto conosciute, di fare ( come spesso accade per i miei lavori ) una serie d’interviste per lavorare sulla verità in modo da uscire  dai cliché’ , raccontare una Napoli che pochi conoscono, o che in molti hanno dimenticato, ricordando maggiormente le gesta di Diego in campo più che i fatti che hanno scosso la città in quegli anni.

Come le farfalle d’inverno

Dal 21 APRILE 2017

Il mio testo “Come le farfalle d’inverno”  ho voluto che debuttasse da Vincenzo Borrelli per due motivi. Spesso chi “fa” e può fare i Teatri più grandi, come capita a me, trova compromessi, a volte dimentica perché ha cominciato a fare il suo lavoro, la Libertà di espressione si “accomoda” , dunque ho sentito l’esigenza di fare qualcosa senza regole e senza leggi, questo è il primo motivo. Il secondo è la particolare caparbietà con la quale Vincenzo difende il suo spazio, quasi primitiva, una forza costruttiva e distruttiva allo stesso tempo come è in genere il momento creativo durante il quale si distruggono le certezze e si da vita al magnifico incerto. Vincenzo lavora al suo spazio in costante momento creativo, il suo spazio si fa soggetto e tra lui e Borrelli è una lotta continua. Il mio testo parla di un mondo precario , ciò che resta è malato e ciò che deve essere non ha futuro senza quel passato che muore di oblio. Come le farfalle d’inverno è anche la storia di una speranza che nasce da un sacrificio, è il Teatro e la Vita che si appoggiano l’uno all’altra, è un muro che riflette.

NEL PRIMO MISTERO DI SANTA MEDEA

5 – 6 – 7  MAGGIO 2017

Storie di mamme. Storie di assassine. Il testo racconta, come lo snocciolarsi dei misteri di un rosario, le terribili vicende di alcune donne che, per diversi motivi, si sono trasformate in figlicide. Non c’è un messaggio diretto, né giudizi, il testo vuole essere la testimonianza di una cruda realtà, trasfigurata attraverso il linguaggio scenico. Solo storie, che possano suscitare emozione e commozione. Nel primo mistero di Santa Medea è un dramma in cui canti e musica accompagnano gli interpreti in una dolorosa teoria di misteri, pensando alla più grande madre assassina: Medea.Lo spettacolo tratta un tema molto duro che, con la messinscena che abbiamo pensato con Vincenzo Borrelli, colpirà al cuore lo spettatore non solo le donne. Quella delle madri assassine è una violenza terribile che si aggiunge al clima che stiamo vivendo e di cui mi occupo nella mia scrittura, ma credo sia necessario continuare a parlarne, non per far teatro cronaca o teatro civile, ma perché, attraverso il linguaggio teatrale che trasfigura la realtà, possiamo prenderne coscienza e migliorare tutti. (A. Matassa)

Assistente alla regia Simone Somma –  regia VINCENZO BORRELLI

PERZECHELLA E SERAFINA

13 – 14 MAGGIO 2017

Ci troviamo dinnanzi ad un format nato per essere uno spettacolo duttile, un contenitore di narrazioni che spesso nascono dall’esigenza di diffondere la storia e le tradizioni popolari, folkloristiche e leggendarie della cultura partenopea.  Perzechella e Serafina, sono due  maschere, figure surreali, cantastorie di professione, che vivono nella città di Napoli da più di ottocento anni e che, di volta in volta, secondo lo spettacolo ideato, riconducono alla memoria dello spettatore, precisi squarci di vissuto urbano, attraversando secoli e vicende reali o mitologiche.

In questa pièce le due cantastorie, accompagnate dalla fisarmonica di Giulio Fazio, vi condurranno per mano, in un viaggio emotivo tra “li cunti e li fattarielli” della vita di Papilluccio (Raffaele Viviani) facendovi rivivere episodi della vita del Maestro, attraverso aneddoti, monologhi, dialoghi, poesie e canzoni del grande artista.

Lo spettacolo nasce dal desiderio di rendere omaggio all’attualità dei personaggi di Viviani, che ebbe a cuore la sua Napoli, quella Napoli fatta di gente comune, che combatte ogni giorno, tra mille difficoltà, capace di affrontare la vita sempre con una visione sottilmente ironica e marcatamente consapevole che:

“Una è a guerra ca ce spetta; e purtoppo l’imm’afà: chellallàca tutt’ ‘e juorne se cumbattepècampà!” (R. V.)

Centro Teatro Spazio

Via San Giorgio Vecchio, 31

San Giorgio a Cremano (Napoli)

Email. [email protected][email protected]

www.centroteatrospazio.it Fb. centroteatrospazio

tel.: 081 574 4936/ 3387405819

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