Vitignoitalia: non solo vino. I liquori elisir di Alma De Lux e i formaggi di Renato Brancaleoni


Calici in alto per brindare ad un nuovo successo di VitignoItalia, il Salone dei Vini e dei Territori Vitivinicoli Italiani giunto alla sua XII edizione. Tre giorni, dal 22 al 24 maggio, durante i quali il vino è stato protagonista della kermesse che ogni anno fa confluire nella città di Napoli aziende vinicole di tutta Italia.  

VitignoItalia  è una vetrina fondamentale per le aziende e un’importante possibilità di confronto con operatori, pubblico e colleghi. Ma soprattutto, per le oltre 200 imprese vitivinicole italiane presenti in fiera, un’interessante occasione di business, di promozione e di crescita presso i mercati di tutto il mondo

E come sempre anche quest’anno la suggestiva cornice di Castel dell’Ovo, simbolo della città e del Golfo di Napoli,  si è rivelata la location giusta per degustare le oltre 1000 etichette presenti e conoscere le 250 aziende giunte da tutto il Paese. Lo storico castello situato sul lungomare, per l’occasione, si è trasformato in un “salone del vino” con un programma di degustazioni, workshop, interessanti convegni e seminari. Esperti del settore, turisti e appassionati, hanno avuto l’occasione di degustare le specialità vinicole non solo della Campania ma di tutto il territorio nazionale. Ma VitignoItalia non è solo degustazioni di vino.

Accanto al “nettare degli dei” anche i liquori – elisir di Alma De Lux: cremosi, delicati, profumati, sapientemente preparati con prodotti di qualità del territorio campano. I liquori di Alma de Lux sono il risultato di un processo di lavorazione lungo e accurato, che consente di conservare tutta la genuinità degli ingredienti lavorati dalle abili mani dell’esperta artigiana del gusto Luisa Matarese. Delicate pozioni magiche che sanno deliziare anche i palati più raffinati presentati in una varietà di gusti: da quelli classici al limone, liquirizia, melone agli ultimi arrivati in casa De Lux come il liquore al pomodorino del piennolo, al basilico e alle bacche di goji.

E se il nostro Paese è famoso per la vasta produzione di vini, altrettanto grande è la varietà di formaggi prodotti in Italia. VitignoItalia è stata anche l’occasione giusta per la presentazione di “Caseus: il grande libro dei formaggi italiani” scritto a quattro mani da Renato Brancaleoni e Davide Mondin. L’evento presentato da Sogni di Latte, la rinomata “formaggioteca” napoletana, ha  dato modo a curiosi e appassionati di formaggi di saperne di più su un alimento che non può mancare sulle tavole degli italiani. La presentazione del volume ha visto la partecipazione di Renato Brancaleoni, affinatore di formaggi di fama internazionale e Direttore di ALMA Caseus, e di Luigi Muroli, fondatore di Sogni di Latte. A moderare la presentazione è stata la giornalista Laura Gambacorta. Caseus è un testo utile a tutti gli appassionati di formaggi nel quale è possibile trovare notizie interessanti. Si passa dalla storia e quindi dall’origine dei prodotti latteo -caseari a tutte le fasi di lavorazione. “Sostengo che ci sia un grande parallelismo tra il mondo del vino e quello del formaggio – ha dichiarato Renato Brancaleoni – perché oggi abbiamo modo di degustare centinaia di vini e ognuno rappresenta un vitigno, un territorio che è fatto da un microclima e da un terreno che dà origine ad un sapore. La bottiglia di vino rappresenta un territorio che imprime oltre alle caratteristiche del terreno, la cultura di quel territorio. Il formaggio può esprimere esattamente quello che esprime il vino. Pensate ad un pascolo che sta a 2000 metri sul Gran Sasso, un altro pascolo a 2000 metri sulle Alpi, un terzo a 2000 metri sull’Etna. Sono tre pascoli che a parità di altitudine  hanno climi e vegetazioni  completamente diversi. Ogni territorio ci dà un tipo di latte diverso. Ecco che abbiamo il parallelo tra la vite e il territorio.  Poi subentra la mano del vignaiolo che in questo caso diventa il casale che trasforma il latte in un formaggio. Ma per fare questo c’è una tradizione e una cultura che è immensa. A quel punto la tradizione casearia, quindi l’espressione culturale di quel territorio è quella che mette assieme tutte queste cose senza alterarle possibilmente per arrivare ad avere il formaggio. In quel caso abbiamo un prodotto che esprime territorialità. “

A seguire c’è stata una degustazione di formaggi del caseificio “Fossa dell’Abbondanza”: pecorino stravecchio, La Principessa, formaggio di fossa, Blu del Montefeltro e Blu Notte mentre il Pasta bar Di Martino ha offerto una degustazione degli esclusivissimi formaggi del Caseificio Fossa dell’Abbondanza e l’assaggio di un piatto a sorpresa ideato in collaborazione col Pastificio Di Martino.

Anna Feroleto

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