Ovo, grande successo al Teatro Politeama per lo spettacolo di danza


Grande successo al Teatro Politeama di Napoli per lo spettacolo di danza “Ovo”. Un vero e proprio omaggio alla città partenopea che ha visto protagonista sul palco il lavoro di Marco Auggiero per la LabArt Contemporary Dance Company.  Ad allietare la serata con la fluidità dei loro movimenti sono stati 10 danzatori che con i loro passi di danza hanno offerto agli spettatori  una riflessione ad ampio spettro sulle mutazioni genetiche.

Tutto ha inizio da un grande uovo rosso posto al centro del palcoscenico. Da qui l’origine, la nascita. Una innumerevole serie di movimenti ed una sorprendente capacità artistica dei danzatori ha dato vita ad una meravigliosa rappresentazione creativa dove immagini, musica e danza si sono fuse in uno straordinario sodalizio artistico.

Ad ispirare lo spettacolo è la leggenda legata alle sorti di uno dei castelli più famosi di Napoli, Castel dell’Ovo e a tutta la città. Secondo la leggenda sembra che il poeta Virgilio abbia nascosto un uovo nei sotterranei della fortezza costruita sull’isolotto di Megaride e il giorno che sarà ritrovato sarà la fine del castello e dell’intera città.

E’ partendo da qui che Auggiero si spinge al concetto di evoluzione/involuzione della specie. L’uovo è innanzitutto ovulo, ovvero gamete femminile fonte di vita, seme originario da cui si sviluppa l’essere umano minacciato da continue mutazioni che regolano l’intero ciclo della vita, animale e vegetale. Ma l’affondo di Auggiero va oltre: “L’uovo transgenico è la nascita di una nuova specie vivente? E’ una nuova alba? Oppure è l’estinzione dell’essere umano così come lo conoscevamo?”.

IL TEATRO. A fare da cornice allo spettacolo è stato l’ottocentesco Teatro Politeama che ha visto tra i suoi spettatori il principe Umberto di Savoia. Il teatro che bruciò nell’autunno del 1957, appena conclusasi la prima dello spettacolo di rivista con Wanda Osiris, la diva della rivista, fu finalmente restituito al suo pubblico napoletano il 23 dicembre del ‘61, in un tripudio di fiori, di tappeti rossi e di uno sfavillio di luci, in occasione di uno spettacolo con il grande Nino Taranto, con uno sforzo economico non indifferente, completamente rifatto con tecniche che per l’epoca erano all’avanguardia e con un grande palcoscenico capace di ospitare i piu’ grandi spettacoli dell’epoca.

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