IL RISO TRA COLTURA E CULTURA: UN VIAGGIO APPASSIONANTE ATTRAVERSO ARTE, STORIA E CUCINA


Esaltazione della cucina più autentica ed antica, celebrazione del riso per raccontarne tutte le sfumature del sapore e del gusto, valorizzandone l’eccellenza 100% made in Italy. Una celebrazione che ha spaziato dal cinema all’arte, dalla cucina dello Chef Andrea Ridaldone alla musica. Con un unico comune denominatore: il riso italiano.

Con questa serata, l’Ente Nazionale Risi ha raccontato al pubblico di “Expo 2015” come la coltura del riso sia importante anche dal punto di vista culturale e di quanto sia stretto il legame tra il riso ed i territori coltivati. La serata, condotta da Patrizio Roversi, ha illustrato come il panorama artistico italiano è stato condizionato dal riso, e di come tutt’ora l’arte celebri l’importanza di questo cereale.

Un prodotto agroalimentare celebrato nella storia e nell’arte. Il Riso è da diversi secoli, sin dalla metà del 1400, protagonista dell’agricoltura italiana, da quando la risicoltura è stata costantemente praticata grazie alle innovazioni apportate da Leonardo da Vinci. La coltivazione risicola è divenuta tradizione ed ha condizionato stili di vita, usi, abitudini delle popolazioni residenti. Non solo, anche l’arte è stata influenzata dal forte legame tra riso e territorio: poeti, scrittori, pittori, registi e musicisti hanno preso spunto dalla realtà del territorio per tradurre in “arte” le mille virtù del riso italiano. La coltura del riso si è fatta quindi cultura, tramandando la storia e le tradizioni risicole di generazione in generazione.

La serata ha spaziato dall’aspetto cinematografico a quello artistico, da quello musicale a quello enogastronomico. Lo Chef Andrea Ribaldone, con la complicità di Patrizio Roversi, ha mostrato – attraverso uno show cooking – come sia possibile oggi preparare il risotto che piaceva a Giovanni Pascoli.

L’attore Roberto Sbaratto ha letto brani di letteratura e di poesia ispirati dal paesaggio risicolo. La curatrice del museo Borgogna di Vercelli, Cinzia Lacchia, ha raccontato come l’arte figurativa abbia tramandato ai posteri dettagli artistici legati alla coltivazione del riso. La cantante Maria Grazia De Micheli, accompagnata da un chitarrista e da un fisarmonicista, ha interpretato brani dei canti della mondariso spiegando l’importanza dei testi e la metodologia dell’esecuzione del canto e l’esperto cinematografico Giorgio Simonelli ha illustrato al pubblico come il cinema sia stato conquistato dal fascino della risaia, illustrando delle scene della storica opera cinematografica “Riso amaro” di Giuseppe De Santis, presentato al 3° festival di Cannes nel 1949 e candidato agli Oscar 1951 per il miglior soggetto.

Una serata tra coltura e cultura che ha raccontato il profondo e storico legame tra l’arte, in tutte le sue forme, e il riso e la sua coltivazione.

“Siamo quasi giunti al termine di questo percorso in Expo – ha dichiarato Paolo Carrà Presidente dell’Ente Nazionale Risi – che ci ha visti impegnati per sei mesi a divulgare la conoscenza della risicoltura italiana ai visitatori provenienti da tutto il mondo e a circa 850 selezionati operatori della comunicazione. Insieme alle Camere di Alessandria, Biella, Novara, Oristano, Pavia, Vercelli, Verona e alle Provincie di Alessandria, Mantova, Pavia e Vercelli abbiamo raccontato la storia del riso e le eccellenze dei singoli territori. Abbiamo anche voluto permettere alle aziende trasformatrici, che hanno creduto nel progetto, di incontrare buyers internazionali – ha proseguito Carrà – i quali, in alcune occasioni, hanno anche visitato il nostro Centro Ricerche sul Riso per comprendere meglio l’alto grado di qualità del riso italiano. Ora, un periodo intenso, interessante e stimolante sta terminando ma dovremo continuare a lavorare insieme per far si che il nostro riso ed il risotto entrino a pieni voti tra le eccellenze agroalimentari italiane”.

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