Caso Aldrovandi, agenti condannati devono ripagare il Ministero dell’Interno


“Ottimi precedenti di carriera, una forte tensione emotiva del soggetto agente, un contesto operativo di contenuto stressogeno… ma nonostante tutto ciò quattro Poliziotti che hanno sbagliato, ma non volendo fare del male, adesso devono pagare di tasca propria. E’ letteralmente inquietante la pronuncia con cui i colleghi sono stati condannati a pagare cifre che non hanno e che non avranno mai (considerato che sono solo Poliziotti) a seguito di una condanna penale per un’ipotesi di mera colpa. E’ l’ennesima conferma che da chi fa questo lavoro si pretendono sacrifici di ogni genere, si pretende che si vada incontro a rischi serissimi connessi non solo ai compiti che dobbiamo svolgere, ma anche e soprattutto al fatto che li svolgiamo in condizioni inadeguate, senza garantirci alcuna reale tutela. Dai Poliziotti si pretende tutto, ai Poliziotti si prende tutto, ma a loro non si dà nulla, neppure la possibilità di sbagliare per colpa… e neppure solo per colpa loro! Purtroppo, ed al di là dell’ipocrisia di circostanza, siamo certi che tutto questo inciderà nel quotidiano svolgimento del lavoro di migliaia e migliaia di colleghi, soprattutto quelli che vanno in strada a fare ciò che nessun altro in questo Paese farebbe mai”.

Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia dopo la notizia che la Corte dei Conti ha deciso che gli Agenti condannati per il caso Aldrovandi devono ripagare con oltre 560.000 euro il Ministero dell’Interno, che pagò i danni alla famiglia del 18enne deceduto a Ferrara il 25 settembre 2005. I quattro Poliziotti condannati in via definitiva per eccesso colposo nell’omicidio colposo, dovranno versare: Enzo Pontani e Luca Pollastri ciascuno 224.512 euro, Paolo Forlani e Monica Segatto, 56.128 euro.

“Avevamo già chiesto all’epoca dell’apertura del procedimento contabile che chi ha titolo per parlare, spiegasse a chiare note – ricorda il Segretario del Coisp – perché gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine sono i soli e gli unici in Italia a cui non è concesso neppure di sbagliare, nonostante non vengano messi nelle migliori condizioni per evitarlo. Perché sono gli unici da cui si pretende la vita senza garantire loro un trattamento quantomeno dignitoso. Perché il malcapitato che incappa nell’errore deve pagare tutte le frustrazioni ed i rancori che alcuni covano contro le Forze dell’Ordine? Abbiamo manager in Italia che hanno mandato in rovina imperi economici a danno di centinaia e migliaia di persone, e che per tutta risposta vengono liquidati con cifre milionarie per poter allegramente riprendere a far danni altrove. Abbiamo professionisti di ogni categoria che commettono abusi, truffe, ma anche solo gli errori più clamorosi senza che per questo rispondano seriamente in alcuna sede. Ed è davvero superfluo parlare della categoria dei politici che commettono le più atroci nefandezze senza rimetterci neppure un capello. Questi quattro colleghi sono stati lapidati in ogni modo, si è superato contro di loro ogni limite di umana pietà, sono stati crocifissi da campagne abilmente condotte per distruggere loro la vita, hanno subito sconvolgimenti personali, familiari, economici, professionali, sono stati giudicati in sede penale e disciplinare, sono stati messi in pericolo venendo esposti in più modi ai propositi di vendetta dei pazzi di turno, sono stati mandati in carcere anche se la legge stabilisce che non avrebbero dovuto entrarci… Ora questo. Chiedere a loro di corrispondere quanto il Ministero ha deciso di pagare essendo peraltro l’unico a poterlo ed a doverlo eventualmente fare… perché? E questo soprattutto se si considerano alcuni passaggi della sentenza della Corte che meritano certamente grande attenzione, quali il fatto che i giudici hanno ritenuto di non poter trascurare ‘aspetti organizzativi generali e/o specifici non ricollegabili a comportamenti illeciti concorrenti dei vari livelli che tuttavia pongano il soggetto agente in una situazione di maggiore probabilità di determinare il fatto dannoso’, e di aver valutato anche ‘circostanze subiettive’, come ‘ad esempio gli ottimi precedenti di carriera, la forte tensione emotiva del soggetto agente, un contesto operativo di contenuto stressogeno’, parlando anche di ‘situazioni anche soggettive, ma oggettivamente rilevanti che possono aver influito, pur se indirettamente, nella produzione dell’evento’. Eppure anche questa condanna è arrivata, perché? Non c’è persona che indossi una divisa che non se lo stia chiedendo, e che non stia traendo le dovute conclusioni”.

Coisp

Nessun Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

1 × 2 =

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Precedente Unesco: da Napoli Pizza Village l’assalto mondiale
Successiva GUERRIERO LUVO ARZANO TRAVOLGE TERRACINA

Articoli Suggeriti

Una mattinata dedicata al pane

McDonald’s obiettivo continuità: Trasferte ad Angri e Volla per le prime squadre

Laurea Honoris Causa a Riccardo Muti

Coppa Campania: a Nola la Final Four femminile

Al MANN una mostra sui Bizantini

ALESSANDRO PREZIOSI: C’E’ TOTO’ OLTRE LA MASCHERA A SEGRETI D’AUTORE