LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA’ E IL GRIDO DI DOLORE DELL’UNIONE CIECHI E IPOVEDENTI


La Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità, istituita dalle Nazioni Unite, quest’’anno è dedicata al tema dello sviluppo sostenibile, con un’’attenzione particolare alla tecnologia. La tecnologia è infatti incorporata in ogni aspetto della vita quotidiana, e nel tempo, ha sollevato gli standard di vita delle persone in tutto il mondo e il loro accesso a beni e servizi e ha aumentato notevolmente la connettività tra le persone e il loro accesso alle informazioni.

Lo sanno bene i ciechi e gli ipovedenti, che sempre di più, grazie ai nuovi strumenti tecnologici, riescono a svolgere in piena autonomia attività che prima non erano alla loro portata o, se lo erano, richiedevano uno sforzo e delle capacità particolari.

Quest’’anno però, il 3 dicembre 2014, ha un sapore amaro per l’’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

“”Da settimane denunciamo pubblicamente come la nostra associazione rischia di chiudere” – dichiara il presidente nazionale dell’’Unione, Mario Barbuto.

Fin dal 1920, anno di fondazione, l’’Unione ha fiancheggiato le pubbliche autorità, non di rado sostituendosi a esse, per soccorrere i ciechi in ogni angolo del Paese, portando loro la cultura, il lavoro, l’istruzione, la fiducia in se stessi e la voglia di farcela nonostante tutto. Nonostante l’handicap gravissimo, riconosciuto come tale anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.”

“Non abbiamo trovato l’’attenzione e il supporto che ci aspettavamo per combattere questa battaglia, che è una battaglia di civiltà e non riguarda sono i ciechi e gli ipovedenti ma l’insieme del nostro Paese”, continua Barbuto. “E’ anche per questo che ho scritto una lettera aperta al Presidente del Consiglio, e cercheremo di consegnargliela di persona il 3 dicembre. Contestualmente, i nostri presidenti regionali e provinciali si stanno organizzando per consegnare la lettera anche ai prefetti di tutta Italia.”

Siamo perfettamente consapevoli – si legge nella lettera aperta al premier Renzi – che le pesanti condizioni economiche del Paese impongono scelte difficili e selezioni dolorose. Tali scelte, tuttavia, non possono essere pagate con il prezzo più amaro proprio da noi ciechi e ipovedenti, già tanto provati dalle sofferenze e dalle privazioni che la sorte maligna ci ha voluto riservare.

Dopo esserci adattati alla durezza di una esistenza vissuta nel buio; dopo aver già sopportato i tagli di tutte le leggi finanziarie degli ultimi anni; saremo ancora noi, i ciechi e gli ipovedenti italiani, chiamati a pagare il prezzo tanto amaro di una ulteriore riduzione di risorse pari all’80%, come previsto nell’attuale legge di stabilità, in discussione in Parlamento?

Questo taglio, purtroppo, se praticato, penalizzerà irrevocabilmente la nostra presenza sul territorio e la nostra attività di tutela che riguarda oltre un milione di cittadini, nonostante una legge dello Stato attribuisca all’Unione tale compito precipuo e fondamentale.

Quei quattro, cinque milioni di Euro che ci vengono tolti, infatti, mentre per lo Stato non significano praticamente nulla, per noi, invece, rappresentano l’unica possibilità di offrire gratuitamente un aiuto concreto su tutto il territorio nazionale:

formazione professionale e accompagnamento al lavoro;

azioni riabilitative rivolte a bambini e ragazzi pluriminorati;

fruizione della lettura e accesso alla cultura tramite il nostro servizio del Libro Parlato;

consulenza scolastica per famiglie e insegnanti;

sperimentazione e diffusione delle nuove tecnologie;

addestramento alla mobilità e all’autonomia personale;

supporto e conforto per tante persone anziane e sole;

diritto allo sport, al tempo libero, alla normalità;

in poche parole, insomma, diritto alla vita.

Ma c’è di peggio!

Con quel taglio che frutterebbe al Bilancio dello Stato la miseria di quattro spiccioli, si rischia di condannare addirittura a morte la nostra Associazione.

Oltre cento sedi in tutta Italia, riconosciute come le “case dei ciechi”; un patrimonio di esperienze, di competenze, di umanità, accumulato in un secolo di storia e posto gratuitamente al servizio del Paese; il futuro stesso nostro e soprattutto delle giovani generazioni, dei nostri ragazzi che credono ancora in una esistenza normale di inclusione, cittadini tra i cittadini. (…)

Lo scorso 30 novembre, è stato votato alla Camera un ordine del giorno che impegna il Governo a garantire le necessarie risorse per l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – conclude Barbuto. Siamo preoccupati, ma anche fiduciosi che il nostro grido di dolore verrà ascoltato e l’Unione potrà continuare a lavorare per la tutela dei ciechi e degli ipovedenti italiani”.

 

 

 

 

 

 

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