Decreto Stadi, la soddisfazione del Coisp


“Sono trascorsi anni, e molti molti appelli da parte nostra a chi è stato al Governo, da quando per primi e da soli (come ci capita non di rado quando si tratta di chiedere cose che impegnano politica o caste altrettanto influenti) iniziammo a proporre che fossero le società calcistiche a pagare i costi esorbitanti per garantire la sicurezza in occasione delle partite. All’epoca la nostra proposta fece scalpore, qualcuno la definì una provocazione che però non era affatto. Era un segnale concreto che si chiedeva affinchè alcune teste potessero cambiare, con una seria assunzione di responsabilità e quindi con un conseguente serio impegno per cambiare una realtà vergognosa e non più tollerabile, che ha visto uno sport divenire pian piano solo un’occasione di sfoggio di violenza, di incultura, di prepotenza, con tutti i rischi che ciò comporta per l’incolumità degli Operatori della sicurezza impegnati e troppo spesso sacrificati. Oggi, aver finalmente spostato parte degli oneri per i servizi di sicurezza dalle spalle dei contribuenti a quelle del club di calcio non servirà a eliminare, come per magia, quelle violenze e quei rischi che continueremo a correre ma, ripetiamo, la questione comincia ad essere un po’ più un problema di tutti e non solo di noi cretini comandati negli stadi e fuori”.

Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, all’indomani dell’approvazione definitiva del cosiddetto Decreto Legge Stadi, che introduce alcune disposizioni urgenti in materia di contrasto a fenomeni di illegalità e violenza in occasione di manifestazioni sportive, tra le quali l’onere a carico dei club di versare una quota dell’incasso (dall’1 al 3 per cento) per pagare gli straordinari delle Forze dell’Ordine addette alla sicurezza, il fatto che ai tifosi violenti lo stadio sarà interdetto più a lungo (il divieto di accesso varrà infatti per almeno 3 anni nei confronti dei responsabili di violenze di gruppo e si estenderà da 5 a 8 anni nel caso dei recidivi, e sarà destinato a operare anche nei confronti di chi è stato denunciato o condannato per l’esposizione di striscioni offensivi o violenti o razzisti o per reati contro l’ordine pubblico e altri delitti gravi come ad esempio rapina, detenzione di esplosivi, spaccio di droga), o l’autorizzazione all’uso da parte delle Forze dell’ordine della pistola elettronica.

“Perché la situazione torni nell’alveo della civiltà – insiste Maccari – serve in realtà un profondo cambiamento della mentalità, della cultura, della stessa società che ammette che allo stadio si possa anche morire, e che fino ad oggi ha consentito che i più avvantaggiati dal business del calcio si riempissero le tasche allegramente infischiandosene che i Poliziotti venissero mandati al macello, o che chi non si fa alcuna remora a dispensare sprangate ed altre botte da orbi il lunedì sia già a passeggio libero di programmare i disordini per la domenica seguente”.

“Inutile dire – conclude il Segretario del Coisp – quanto inconsistenti e ridicole appaiano le resistenze opposte dalle società, che lamentano il fatto di pagare già fin troppe tasse. Gli italiani pagano innumerevoli tasse, anzi in proporzione i comuni cittadini lo fanno di più ed a costo di sacrifici molto maggiori dei club, eppure non hanno il ritorno in termini di benefici e servizi che gli spetterebbe. Noi ne sappiamo decisamente qualcosa visto che siamo fra gli italiani che, tutto considerato, fanno maggiori sacrifici economici, morali, esistenziali… Ma cos’altro in Italia costa quanto il calcio per i servizi di sicurezza? La risposta a questa domanda basta a sedare ogni possibile tumulto dei club che, anzi, dovrebbero pagare anche ogni centesimo necessario a coprire le cure mediche che si rendono necessarie per tanti di noi dopo ogni partita quando non anche… qualche funerale”.

Coisp

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