Caso Aldovrandi, il Coisp: “Mani legate nel ‘cacciare’ i colleghi?


“Siamo letteralmente sconcertati dalle parole che la signora Moretti ha detto di aver sentito dal Capo della Polizia. Parole rispetto alle quali lui deve assolutamente dare chiarimenti pubblici, perché il divario abissale che ha aperto, e che contribuisce ad allargare ogni giorno di più, fra se ed i Poliziotti che dovrebbe rappresentare, sta diventando incolmabile. Non c’è bisogno di lasciare la poltrona per non essere più riconosciuti nel ruolo che si riveste sulla carta!”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta così quanto riferito dalla madre di Federico Aldrovandi a seguito dell’incontro avuto con il Capo della Polizia, Alessandro Pansa. La signora Moretti ha riferito ai media di aver insistito perché ai colleghi coinvolti nel caso di suo figlio venga tolta la divisa ed ha aggiunto, per come riportato dai media, che Pansa “mi ha detto di avere ‘le mani legate’ perché la legge non consente alle commissioni disciplinari di adottare provvedimenti diversi dalla sospensione temporanea”.

“Stentiamo a credere a quanto leggiamo – insiste Maccari – e siamo letteralmente scandalizzati. Non è possibile che Pansa abbia dimenticato o messo da parte veramente la consapevolezza che noi difendiamo e rispettiamo la legge e l’Ordinamento tutto, e che in uno Stato di diritto sono le previsioni di quest’ultimo che si devono applicare, e non ciò che piace al ‘reuccio’ di turno o, peggio ancora, ciò che è utile per imbonire la massa a novelli Ponzio Pilato. ‘Mani legate’ per fare ciò che piace a lui o a chiunque altro? Siamo alla follia… Qui non si discute più in alcun modo del caso Aldrovandi, per quanto è sempre indispensabile chiarire che si fa riferimento alla volontà di massacrare ancora senza alcuna pietà quattro Poliziotti che hanno pagato il proprio errore, e lo hanno fatto in maniera ben più severa di quanto la legge avrebbe richiesto. Quattro Poliziotti il cui comportamento è stato riconosciuto come colposo, non volontario, in ogni grado di giudizio, e cui, oltre tutto, per scontare sei mesi di pena è stato inflitto un trattamento – la detenzione in carcere, in isolamento – che non è mai toccato a nessuno per contestazioni colpose, e che hanno pagato e pagheranno per sempre conseguenze che non spettano ad alcun altro cittadino che non porti la divisa”.

“Siamo allibiti – prosegue il Segretario del Coisp – una volta di più perché in tutti gli incontri avuti con il Capo lo abbiamo sempre trovato concorde e pronto a battersi per una maggiore e sostanziale tutela giuridica per i Poliziotti, realmente troppo esposti ad accanimenti ed a strumentalizzazioni giudiziarie, tanto che, non a caso, nel 90% dei casi i procedimenti si concludono con un nulla di fatto. Perché lui è perfettamente consapevole che ricoprire certi ruoli significa porgere per ciò stesso il fianco a tentativi di ritorsione o a insindacabili, preconcetti e soprattutto implacabili giudizi di colpevolezza, che è necessario rifuggire perché ne va delle carriere e delle stesse vite di determinate persone e di tutte le loro famiglie. Lui stesso sa quanto importante sia poter contare sull’imparzialità ‘emotiva’ e sulla consapevolezza che certi diritti e garanzie valgano per tutti allo stesso modo, specialmente con l’approssimarsi del 16 maggio, giorno in cui è fissata l’udienza preliminare che dovrà subire nell’ambito del procedimento penale scaturito sull’inchiesta dei rifiuti a Napoli, e da cui noi speriamo che esca nel migliore dei modi. Lui sa bene quali differenze esistano nei vari livelli di responsabilità o di colpa, e sa che l’Ordinamento nel suo complesso – compreso il nostro regolamento di disciplina che non è affatto tenero – la risposta è calibrata proprio in riferimento a quei livelli. Sa inoltre che non è possibile, non è condivisibile, non è giusto sotto ogni profilo, far passare questi quattro colleghi per dei mostri che non sono, al di là del sacrosanto dolore di una famiglia per il lutto subito, perché non è dall’entità di quel dolore che dipende la commisurazione della pena che spettava loro, che loro hanno scontato in un modo che non tocca oggigiorno neppure a ben altri criminali, e che non li lascerà mai per il resto della loro vita”.

“Troppe volte, in queste settimane – conclude Maccari -, Pansa ha dato fermamente l’idea di essere a Capo di qualsiasi altra cosa ma non dei Poliziotti italiani. Troppe volte ha parlato in una maniera che, ugualmente criticabile, sarebbe stata comunque più appropriata per chiunque altro, ma non per il Capo dei Poliziotti italiani! Troppe volte ha manifestato un’arroganza strana ed una mancanza di rispetto e di condivisione quantomeno della prospettiva dei Poliziotti che dovrebbe guidare, adottando un linguaggio ed una posizione che è parsa tutta tesa a compiacere i media, l’opinione pubblica, la politica, e qualunque altra cosa, ma mai finalizzata davvero a far da tramite istituzionale, e quindi da collante, fra la Polizia di Stato e gli altri cittadini. Pansa deve chiarire con assoluta precisione le proprie posizioni e le proprie intenzioni, perché al di là di come lo vedono e lo interpretano realmente i 94.000 Poliziotti fra i quali regna sovrano lo sbigottimento più assoluto, sulla carta è ancora il loro Capo e portare una maschera proprio con loro è l’oltraggio più grave che possa concepirsi e non troppo a lungo sopportabile”.

 

 

Coisp

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