Il Coisp contro l’abolizione dei limiti di altezza per l’accesso nelle Forze di Polizia


“Siamo contrari all’abolizione dei limiti di altezza per l’accesso nelle Forze di Polizia. E riteniamo giusto precisarlo, esponendoci a facili attacchi caratterizzati forse più dall’emotività, nei casi migliori, quando non da populismo o addirittura convenienza politica nei peggiori, perché come sempre mettiamo al primo posto l’interesse, la sicurezza, la dignità degli stessi Poliziotti, e di conseguenza dei cittadini, la cui difesa richiede un costante tentativo di far comprendere fino in fondo cosa significhi la specificità del nostro lavoro. Un lavoro che, così come concepito e come attualmente ancora disciplinato, non può prescindere da determinate caratteristiche fisiche, che piaccia o meno, che sia politicamente conveniente o meno”.

E’ questo il commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alla notizia di questi giorni dell’approvazione in Senato del ddl che abolisce i limiti di altezza (165 centimetri per gli uomini e 161 per le donne) per l’accesso ai concorsi nelle Forze armate, nelle Forze di Polizia e nel Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, accolta invece con favore da alcuni Rappresentanti del Comparto. “Manifesta una non tanto velata ipocrisia che proprio chi conosce dal di dentro il nostro lavoro concordi con il mutamento di parametri fissati e stabiliti a suo tempo in un’ottica globale, in cui determinate scelte sono state calibrate avendo ben presente, a trecentosessanta gradi, la figura dell’Appartenente alle Forze dell’Ordine ed i compiti ed i doveri che egli è chiamato a rispettare sempre, a prescindere dal servizio svolto in uno specifico momento della sua giornata – aggiunge il Segretario Generale del Coisp -. Compiti e doveri a cui un Poliziotto è tenuto comunque, e cui non si può sottrarre indipendentemente che il servizio affidatogli lo tenga ordinariamente dietro una scrivania, o lontano da contesti in cui, volente o nolente, la prestanza fisica è da ritenersi un ‘mezzo’ come gli altri per consentirgli di raggiungere il risultato che il suo ruolo gli impone. Non c’è modo, lo ripetiamo, nel contesto che disciplina il nostro lavoro così come ancora è, di poter soprassedere sulla necessità che un Poliziotto sia fisicamente idoneo ad affrontare circostanze che richiedono forza e prestanza fisica, perché qualunque sia il servizio affidatogli, egli si troverà prima o poi ad imbattersi, mentre semplicemente cammina per la strada, in una situazione che richiede il suo intervento ‘fisico’, perché è la stessa legge a prevederlo. Un intervento che comporterà, per quel poliziotto, rischi e conseguenze gravi sia che egli vi si sottragga, sia che non lo svolga come dovuto. Non c’è via d’uscita, e invece quello stesso Poliziotto ed anche i cittadini che con lui abbiano a che fare, devono essere rigorosamente tenuti al riparo da danni e rischi evitabili e prevedibili”.

“Pensare di poter ignorare tutto questo – conclude Maccari – o di aggirarlo come avviene di fatto in altri casi, primo fra tuti quello della formale impossibilità di impiego in determinati servizi delle donne che però nella prassi vengono comunque affiancate in altra ‘veste’ ai colleghi uomini che proprio quei compiti svolgono restando così esposte in quei contesti da cui dovevano essere tenute lontane, è una cosa dalla forte connotazione di irresponsabilità. Una cosa che appare molto più finalizzata ad ottenere mero consenso basato sulla classica strumentale menzogna che tutti debbano essere considerati ugualmente idonei a svolgere qualsivoglia lavoro. Un malinteso e stravolto principio di uguaglianza, che espone i Poliziotti alla peggiore delle ingiustizie, e cioè non riconoscere quanto diverso e speciale sia il lavoro che compiono ogni giorno per lo Stato”.

Coisp

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