Léger La visione della città contemporanea 1910 – 1930 a Venezia


“Se l’espressione pittorica è cambiata, è perché la vita moderna l’ha richiesto… La vista dal finestrino della carrozza ferroviaria e dell’automobile, unita alla velocità, ha alterato l’aspetto abituale delle cose. Un uomo moderno registra cento volte più impressioni sensoriali rispetto a un artista del diciottesimo secolo… La compressione del quadro moderno, la sua varietà, la sua scomposizione delle forme, sono il risultato di tutto questo”.

Il pittore francese Fernand Léger (1881–1955), alla vigilia dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, così commentava le radicali trasformazioni che con l’avvento della seconda rivoluzione industriale si stavano determinando in tutti luoghi del quotidiano, dove il ritmo della vita sempre più frenetico, o per meglio dire moderno, stava cambiando l’arte e le sue regole. A Léger e alla sua straordinaria esperienza nell’ambito dell’avanguardia artistica europea, la Fondazione Musei Civici di Venezia e The Philadelphia Museum of Art, dedicano nelle sale del Museo Correr, dall’8 febbraio al 2 giugno 2014, una grande mostra – la prima grande esposizione sull’opera del pittore francese che si tiene in Italia – con al centro il tema della rappresentazione della città contemporanea. Suddivisa in cinque sezioni (La metropoli prima della Grande Guerra, Il pittore della città, La Pubblicità, Lo Spettacolo, Lo Spazio) a cura di Anna Vallye con la direzione scientifica di Gabriella Belli e Timothy Rub, direttore del MPA di Philadelphia e il progetto espositivo di Daniela Ferretti, la mostra Léger.

La visione della città contemporanea 1910 — 1930, dopo il successo ottenuto al Philadelphia Museum of Art, presenta oltre 100 opere di cui più di sessanta dell’artista francese, tra cui spicca lo straordinario dipinto ‘‘La Ville’’ (La Città), un quadro che dà avvio alla fase più sperimentale della sua produzione, concesso eccezionalmente in prestito dal museo di Philadelphia insieme ad un nucleo di altre 25 importanti opere. Eseguito da Léger nel 1919, al suo ritorno a Parigi dopo l’esperienza al fronte della Prima Guerra Mondiale, il dipinto, di grande dimensione, influenzerà un’intera generazione di artisti, diventando un vero e proprio manifesto della pittura dedicata al tema della città contemporanea.

Il soggetto del dipinto rappresenta, infatti, la città con le sue frenetiche attività, le sue architetture composte di assemblaggi cubofuturisti, e i suoi abitanti, uomini meccanici, quasi robot, armoniosamente integrati nel dinamismo della nuova “macchina urbana”. Accanto a questo straordinario dipinto, che si può considerare una sorta di incipit dell’esposizione, una serie d’importanti opere provenienti da collezioni pubbliche e private europee e statunitensi (la Tate Liverpool, l’Avery Art and Architecture Library della Columbia University di New York, il Dansmuseet di Stoccolma, il Centre Pompidou di Parigi, il Musée National Fernand Léger di Biot, il Toledo Museum of Art nell’Ohio o la Fondation Beyeler di Basilea, per citarne alcuni) permetteranno al visitatore non solo di mettere a confronto la pittura di Léger con molti altri suoi innovativi progetti, sempre collegabili al tema della città moderna poco note in Italia, come per esempio le sue creazioni di grafica pubblicitaria, di scenografia e di cinematografia, ma anche di approfondire la sua relazione con i protagonisti di quella fertile stagione dell’avanguardia.

La sua ricca produzione dialogherà nel percorso espositivo con preziosi capolavori di autori di quel periodo, amici o compagni di sperimentazione, tra cui Duchamp, Picabia, Robert Delaunay, El Lissitzky, Mondrian, Le Corbusier, tutti artisti che come Léger hanno contribuito a rinnovare l’idea della rappresentazione urbana, ciascuno utilizzando il linguaggio più consono ai propri interessi estetici, ma comunque sempre dentro gli ismi di quel primo ‘900, dal cubismo al futurismo, dal costruttivismo al neoplasticismo di De Stjil.

La quantità e varietà delle opere e dei progetti esposti – dal suo primissimo paesaggio urbano “Fumo sui tetti” del 1911, alle cosiddette pitture murali realizzate tra il 1924 e il 1926; dai costumi e dalle coreografie per i “Ballets Suédois” a opere famosissime come “Il Tipografo” (1919), “Uomo con un bastone” (1920) o “Elemento meccanico” (1925); dal poster per “La Strada” al leggendario cortometraggio “Ballet mécanique” (1924) o al film di Marcel L’Herbier “L’inhumaine”, alle cui scenografie egli collaborò, vera celebrazione del cinema come sintesi delle arti – permetteranno di valutare, nelle sue molteplici sfaccettature, gli esiti artistici di quel cruciale ventennio compreso tra gli anni Dieci e Venti del ‘900, quando Parigi è davvero la capitale mondiale dell’arte, della cultura, del commercio e della vita mondana, prima che la crisi delle borse ne segni inesorabilmente il declino.

Ed è proprio a Parigi, che Léger e gli artisti dell’avanguardia, cogliendo le sollecitazioni che provengono da quella straordinaria “fucina” di stimoli e innovazioni rappresentata appunto dalla moderna metropoli, esercitano un ruolo guida nella ridefinizione dell’arte all’interno della società. L’opera di Léger è in questa direzione davvero pioneristica – e la mostra ne dà ampio conto – sia per la sua concezione pluridisciplinare, che per lo sforzo di cambiare le forme della pittura, corrispondendo così alle nuove esigenze della realtà urbana, in linea con quel fenomeno che nel secondo dopoguerra verrà catalogato come comunicazione di massa.

Rielaborando il proprio stile, dapprima influenzato dal cubismo di Picasso e dalle frequentazioni con gli esponenti più in vista dell’avanguardia europea, come Robert Delaunay, Jacques Lipchitz e Juan Gris, Fernand Léger conquisterà via via una cifra del tutto personale e, a partire dal primo dopoguerra, s’imporrà sulla scena dell’arte come un grande architetto della pittura e il suo “realismo”, al passo con la vita urbana, sarà indubbiamente l’esito tra i più interessanti della contaminazione tra le diverse forme d’arte e il linguaggio dei primi mass-media.

Alla mostra è abbinato un catalogo edito da Skira-Milano, 2014.

Fernand Léger vive in un’epoca di grandi cambiamenti che trasformano la vita quotidiana. È testimone della transizione dalle candele a gas all’elettricità, dai carretti trainati dai cavalli alle automobili, all’aeroplano e da una società prevalentemente rurale a una sempre più urbana. La sua generazione assiste anche alla nascita di nuovi mezzi di comunicazione come il cinema, il telegrafo e la radio. Nato nel 1881 ad Argentan, in Normandia, dopo un apprendistato di architettura a Caen, nel 1903 entra nella Scuola di arti decorative a Parigi. Nel 1908, dopo aver distrutto la maggior parte delle sue prime opere, inizia ad elaborare uno stile personale, influenzato dal cubismo e dai lavori di Picasso. Nel 1914 viene mobilitato sul fronte della Prima Guerra Mondiale a Ardennes e Verdun, un’esperienza che lo segnerà per tutta la vita. Alla fine della guerra si occupa di pittura, composizioni murali, arazzi, mosaici, sculture, ceramiche; collabora a scenografie e a costumi di spettacoli teatrali; nel 1924 produce il film d’avanguardia “Ballet mécanique”. Lavora anche per il balletto: suoi sono costumi e scenografie di “La creation du monde” di Darius Milhaud. La sua arte raccoglie successi attraverso diverse esposizioni in Francia, Svizzera e Stati Uniti. Tra il 1940 e il ‘45 si trasferisce a New York, dove realizza anche diverse gigantesche pitture murali. Muore il 17 agosto 1955 a Gif-sur-Yvette, in Francia.

Museo Correr, Venezia

8 febbraio — 2 giugno 2014

INFORMAZIONI GENERALI

Sede

Museo Correr — Secondo piano

Piazza San Marco, Venezia

Apertura al pubblico

8 febbraio 2014/ 2 giugno 2014

Orari

10.00 – 18.00 (tutti i giorni)

Il servizio di biglietteria termina 1

ora prima della chiusura

Ultimo ingresso ore 17.00

Informazioni

www.mostraleger.it

www.correr.visitmuve.it

[email protected]

Call center

848082000

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