Poliziotti ancora detenuti a Ferrara per una condanna


“Ci si potrebbe discutere all’infinito, anche se in realtà la cosa non pare importare quasi a nessuno, ma non si può in alcun modo capire perché la legge non valga allo stesso modo per tutti, e perché venga applicata in maniera addirittura opposta da diversi Tribunali italiani. La cosa è provata in maniera insuperabile dalla vicenda che ha coinvolto quattro poliziotti italiani, condannati tutti per la medesima contestazione di eccesso colposo, alla medesima pena che, per quanto residua dopo l’indulto, è di sei mesi, ma che si trovano due in cella – nonostante quanto stabilito nella legge svuota carceri – e due ai domiciliari. Le riflessioni ed i dubbi che nascono da tutto ciò sono grandi, enormi, considerato che riguardano a ben vedere le vite professionali di migliaia e migliaia di poliziotti italiani, ed il silenzio che regna in proposito è invece tale da lasciare sconcertati, e noi quindi non possiamo che portare tutto il nostro accorato bisogno di fare chiarezza e di stabilire punti fermi alle massime Autorità che in proposito si possono pronunciare: il Ministero della Giustizia ed il Consiglio Superiore della Magistratura. E per questo che ci recheremo alle rispettive sedi martedì 7, con la medesima corretta e civile sollecitazione al confronto che operiamo da mesi”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, torna così ad annunciare la manifestazione indetta per martedì 7 maggio a Roma, davanti al Ministero della Giustizia ed al Consiglio Superiore della Magistratura, per segnalare ancora una volta la disparità di trattamento nell’applicazione delle previsioni di legge ai poliziotti, prendendo spunto dalla vicenda che ha coinvolto quattro colleghi condannati per eccesso colposo a seguito del decesso di Federico Aldrovandi. L’iniziativa è stata presentata alle medesime Autorità con una missiva in cui il Coisp, proprio partendo dalla riflessione su “quanto difficile possa essere decidere l’applicazione di misure privative e limitative della libertà che siano alternative al carcere”, ripercorre, a mero titolo di esempio, una lunga serie di precedenti relativi alla scarcerazione di imputati per reati di ogni genere, anche particolarmente gravi, che in qualche caso sono anche tornati a delinquere altrettanto gravemente.

Segue poi l’esposizione delle norme che prevedono la concessione delle misure alternative alla detenzione e di quelle contenute nel cosiddetto svuota-carceri, e soprattutto dei casi in cui esse non siano applicabili. Casi, questi ultimi, che non riguardano in alcun modo i poliziotti coinvolti in questa vicenda, i quali peraltro sono praticamente le uniche persone in Italia, negli ultimi decenni, ad essere entrate in carcere per una contestazione di natura colposa. E non a caso due di loro, per decisione rispettivamente dei Tribunali di Sorveglianza di Padova e Milano, sono stati prontamente mandati ai domiciliari in applicazione dello svuota-carceri (in cui è previsto che le pene inferiori ai 18 mesi vengano scontate ai domiciliari), mentre altri due continuano a stare in carcere per decisione del tribunale di Sorveglianza di Bologna, che dal principio aveva mandato tutti e quattro in cella.

“Siamo obbligati, per via del ruolo che ci onoriamo di svolgere in rappresentanza di migliaia di colleghi – argomenta Maccari -, a non lasciar cadere nel dimenticatoio quanto emerge da questa vicenda, drammatica e delicata, in cui ci siamo esposti mettendoci la faccia e, sia pur manifestando da subito il massimo rispetto per tutte le parti coinvolte, rilevando ripetutamente con la massima decisione come i principi e le considerazioni che sono in gioco vadano ben al di là delle storie personali dei quattro colleghi condannati e puniti più severamente di quanto stabilito dalla legge”. “Siamo anche ben coscienti – insiste il Segretario del Coisp – che qualcuno penserà che siamo quantomeno poco furbi a insistere in questa ‘battaglia sindacale’ dopo il grave travisamento dell’iniziativa che abbiamo realizzato a marzo a Ferrara, e che ci ha fatto finire al centro di violente polemiche, strumentalizzazioni politiche, e persino odio da parte di tanti. Ma il Sindacato non si fa con l’approccio di furbi calcolatori che badano al ritorno d’immagine personale, non si fa solo quando è comodo e con vuote esercitazioni di stile che strappano applausi alla folla. Quel che da sempre abbiamo voluto sostenere vale ora come allora. Cerchiamo il confronto su tematiche vitali per il Corpo e per i poliziotti ora, proprio come allora. Aver ammantato tutto con l’insuperabile coltre di emotività che l’aspetto umano di questa tragica vicenda, a giusta ragione, ha generato, non può indurre tutti nel medesimo equivoco. Né il sentirsi al riparo da conseguenze giudiziarie legate al lavoro restando dietro alle proprie scrivanie, può bastare a sopire l’ansia di constatare, nei fatti, che i poliziotti siano trattati sempre e comunque peggio di tutti gli altri cittadini italiani”.

“Abbiamo il dovere di fare domande – conclude Maccari -, abbiamo bisogno di risposte, abbiamo ancora la speranza che qualcuno voglia darle a migliaia di uomini e donne in divisa”.

Coisp

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