Chiesta condanna per due poliziotti


“Poliziotti che vanno in strada a lavorare, a fronteggiare rischi e pericoli di ogni genere, ad esporsi a Dio solo sa cosa e non sanno neppure fare i medici e nemmeno i veggenti! Che vergogna! Bisogna mandarli subito in carcere e gettare via la chiave! Non resta davvero molto altro per difendersi se non la più triste ironia… e poi qualcuno ancora mette in dubbio che gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine siano il bersaglio di tutto e tutti, ma con quale coraggio?”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta così la notizia della richiesta di condanna a cinque anni e mezzo di reclusione avanzata a carico di due agenti della Polizia Stradale processati a Torino per abbandono di incapace aggravato da morte. La vicenda – come spiegato dalle agenzie di stampa – è quella di una cinquantenne di origine cinese che fu trovata senza vita, nel gennaio del 2011, nelle campagne del Torinese: sei mesi prima l’immigrata era stata fermata mentre vagava senza meta sulla carreggiata della vicina tangenziale, ed i due agenti, dopo un controllo, l’avevano lasciata andare.

I tre figli della donna si sono costituiti parte civile e il loro avvocato ha chiesto un indennizzo che supera il milione di euro, mentre l’Avvocatura dello Stato, che rappresenta il Ministero dell’Interno chiamato in causa come responsabile civile, ha proposto l’assoluzione degli imputati. La difesa degli agenti ha definito “irragionevole” la richiesta di condanna, evidenziando che: “Quel giorno (l’11 giugno 2010) non c’era nessun elemento per trattenere la signora, che venne accudita per qualche tempo e poi accompagnata in un posto sicuro”.

“Ancora una volta – insiste Maccari – ci troviamo di fronte ad una vicenda drammatica ed alla morte di una persona, ancora una volta serve qualcuno a cui dare la colpa di tutto, ancora una volta si vogliono crocifiggere i Poliziotti, sempre loro, solo loro. Abbiamo a Ferrara due colleghi chiusi in carcere mentre per legge non dovrebbero starci; abbiamo due colleghi mandati ai domiciliari dopo una vita professionale anche da dirigenti di altissimo livello spesa per garantire sicurezza e legalità al Paese, mentre i delinquenti di ogni risma ottengono senza battere ciglio l’affidamento in prova ai servizi sociali; abbiamo colleghi sparsi in ogni dove che ogni santo giorno finiscono in ospedale o peggio svolgendo anche quei servizi che ai più possono sembrare facili e banali mentre a loro non si fa che pensare come a potenziali torturatori da marchiare con i numeretti come capi di bestiame; e oggi abbiamo anche due colleghi che rischiano una condanna che non si da neppure ai trafficanti di droga perché non hanno saputo presagire che una persona sarebbe morta di lì a sei mesi… non ci facciamo mancare proprio nulla noi delle Forze dell’Ordine!”.

“Sono mesi, anni – conclude il Segretario del Coisp – che lamentiamo un atteggiamento ed un diffuso modo di pensare scorretto e ingiusto verso gli Operatori della Sicurezza, e ogni giorno che passa i fatti ci danno sempre più tristemente ragione. Restiamo il bersaglio ideale per tutto e tutti, perché ci siamo sempre, perché abbiamo bocche cucite e mani legate, perché eseguire gli ordini è ciò che per noi prevale sempre. Siamo i bersagli ideali che scontano tutto al posto di tutti perché a noi si arriva sempre, e in qualsiasi modo si preferisca: con i sampietrini, con i provvedimenti giudiziari o disciplinari, con la penna, o con i proiettili. Lo sanno tutti molto bene, purtroppo… compresi gli attentatori che sono perfettamente coscienti di non poter arrivare in ogni caso ai politici, se pure questi ultimi fossero davvero i loro bersagli, perché di mezzo ci sono sempre e comunque gli uomini e le donne di scorta”.

Coisp

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