Poliziotti al di sotto della legge, lasciati in carcere per scontare sei mesi inflitti per colpa


“Non è possibile restare silenti di fronte alle continue contraddizioni e alla doppiezza di tante, troppe persone che si riempiono la bocca di parole e concetti come verità, onestà e cittadinanza democratica che esaltano solo a giorni alterni. Non si può pensare di essere credibile quando ci si professa difensori del diritto di ottenere la verità continuando allo stesso tempo a dire falsità e bugie, quando si esalta l’idea di umanità di chi veste una divisa e poi gli si nega l’umana considerazione ed il diritto di essere trattati come tutti gli altri cittadini. Di questa ipocrisia senza fine continuano a fare le spese solo i colleghi scelti come capri espiatori ideali per incarnare il male universale contro cui scagliare un inutile e dannoso desiderio di vendetta che non ha nulla a che fare con la giustizia. La profonda convinzione del valore di certi principi si dimostra facendosi garanti che essi valgano per tutti, e non ricordandosi di usarli come spot solo quando fa piacere”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, non smette di far sentire la posizione del Sindacato Indipendente di Polizia in merito alle sorti dei colleghi che, condannati per una contestazione di natura colposa, sono stati lasciati in carcere a scontare una pena residua di sei mesi – gli unici in Italia ad essere finiti in cella per questo -, nonostante che la legge svuota-carceri preveda che le condanne inferiori ai diciotto mesi si debbano scontare ai domiciliari (misura infatti concessa ad una di loro proprio in base alla medesima legge).

“Oggi – spiega Maccari – ragioniamo esterrefatti sulle parole del Sindaco di Bologna, Virginio Merola, che esalta a giusta ragione chi ‘ha lottato per ristabilire la verità’, che ricorda come ‘prima dell’ordine pubblico c’è un ordine umano’, che da buon amministratore pubblico ci tiene a ribadire che ‘la polizia nella stragrande maggioranza dei casi compie il suo dovere di polizia democratica, una polizia che protegge anche chi protesta contro la polizia, che è prima di tutto fatta di cittadini, di poliziotti che prima di tutto sono cittadini’, che asserisce con la massima determinazione che ‘si deve esigere rispetto per chi agisce per difendere l’ordine democratico’ e che ‘una persona che si muove per i propri ideali vale più di altre 99 che si muovono per i propri interessi particolari’. Ragioniamo esterrefatti su come il suo discorso appaia perfettamente adatto a contestare la disparità di trattamento e l’accanimento riservati ai nostri colleghi, mentre invece è incredibilmente diretto CONTRO di loro! Siamo scioccati perché Merola insiste a difendere la ricerca della verità e poi continua ad accusarci di azioni e comportamenti che non abbiamo mai compiuto e tenuto, perché sulla scorta di menzogne assolute insiste a voler tenere in piedi un’ingiusta campagna d’odio contro quattro persone che hanno svolto diligentemente per anni, quando non decenni, il loro dovere, nonché contro le rispettive famiglie. Sfortunatamente non ci ricordiamo di azioni eclatanti di Merola o di altri suoi compagni di viaggio quando c’è stato da onorare chi tra le fila delle Forze dell’Ordine ha subito atrocità inenarrabili, eppure gli esempi non mancano di certo”.

“Ma al di là di questo – conclude Maccari – rimane la lampante contraddittorietà di chi si finge consapevole di cosa voglia dire ‘agire per difendere l’ordine democratico’ e cosa voglia dire portare rispetto a chi lo fa per lavoro, in condizioni disastrose e sottostando a mortificazioni ed aggressioni di ogni genere, ma soprattutto chi osa proclamarsi giusto ricordando doverosamente che i Poliziotti sono cittadini e poi non si degna di rilevare come i Poliziotti sono considerati al di sotto della legge perchè devono scontare la colpa di vestire la divisa”.

“Da ultimo – conclude Maccari -, quel che ci preme di più è soffermarci sulle parole di Merola quando afferma che ‘una persona che si muove per i propri ideali vale più di altre 99 che si muovono per i propri interessi particolari’. Ebbene, proprio in questa specifica storia, è la maggior legittimazione che si poteva tributare al nostro operato di Sindacato di Polizia, che non si è mosso certo per interessi particolari o per fomentare il convincimento che si debba erigere un muro che separi i buoni ed indifesi dai brutti e torturatori. Un Sindacato che non si è mosso per attaccare qualcuno, o per offendere qualcuno, e meno che mai per giustificare qualcuno, ma solo ed unicamente, come dice il Sindaco, per i propri ideali. Quegli ideali che ci impongono di rappresentare i più esposti fra i Poliziotti italiani, che sono persone, che sono cittadini, e che non si possono gettare a mare quando diventano scomodi. Quell’ideale che oggi in particolare ci impone di chiedere se la legge sia uguale per tutti o se i Poliziotti, non solo quando è immotivato ma anche quando sbagliano, debbano pagare più severamente degli altri italiani, venendo odiati per sempre e non potendo mai più sfuggire alla vendetta pubblica. Come può questo contribuire a ristabilire la pace? Come può questo sollevare ciascuno dall’obbligo di fare riflessioni ben più profonde di fronte a vicende così delicate e complesse? C’è bisogno di conoscere queste risposte, perché esse non rispondono ad interessi particolari, esse riguardano tutte le migliaia e migliaia di uomini e donne in divisa di cui si censura sempre ogni gesto, ogni pensiero e ogni respiro, senza conoscere nulla della loro vita e dei loro sacrifici”.

Coisp

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