Aldrovandi, il Coisp: “Non smetteremo di batterci per la verità”


“E’ letteralmente sconcertante toccare con mano quanti e quanto profondi possano essere i danni prodotti dalle bugie che stanno alla base di campagne mediatiche ben riuscite senza che quasi nessuno si preoccupi di chi ne esce ingiustamente distrutto e di quali principi e doveri vengano totalmente calpestati. Noi eravamo in quella piazza di Ferrara il 27 marzo e abbiamo visto sotto i nostri occhi partire l’incredibile operazione di diffusione di falsità, con tutte le successive istigazioni alla diffamazione, eppure non avremmo mai potuto credere che si potesse arrivare a tanto. E ancora stentiamo a credere che sia possibile e così facile manipolare centinaia di migliaia di persone fornendo loro una visione distorta dei fatti opportunamente corredata da una lettura preconfezionata, ma siamo costretti a prenderne atto quando ancora, dopo tanti giorni, ci capita che qualcuno chieda perché abbiamo pensato di ‘andare a manifestare sotto CASA della madre di Federico Aldrovandi!’. Non si tratta affatto di un particolare da poco, è qualcosa che rende perfettamente l’idea dell’equivoco gigantesco indotto, poi favorito ed infine non corretto intenzionalmente, su cui hanno poggiato giudizi totalmente infondati ed aggressioni totalmente ingiuste espressi non solo dai soliti che hanno agito in malafede, ma anche di chi ci è cascato in pieno aprendo bocca troppo frettolosamente. E noi, di fronte a tutto questo dovremmo tacere? Constatiamo e comprendiamo bene perché i media riportino poco o niente dei nostri quotidiani interventi, ma noi continueremo a farci sentire, per correggere falsità e svelare bugie, anche se dovessimo andare casa per casa per dire la nostra”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia continua a replicare alle polemiche seguite al sit-in che si è tenuto a Ferrara, inserendosi nell’ambito di numerose iniziative organizzate dal Sindacato per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla mancata applicazione del decreto “svuota-carceri” ai Poliziotti condannati a seguito del decesso di Federico Aldrovandi, che devono scontare sei mesi di pena.

Nel corso del sit-in, autorizzato una settimana prima dalle autorità locali, i rappresentanti del Coisp sono stati falsamente accusati di stare manifestando sotto l’ufficio della madre di Aldrovandi, che invece affaccia da tutt’altra parte e di aver aggredito il Sindaco di Ferrara, che invece con il Segretario del Coisp ha scambiato alcune frasi con toni civili (i video sono visibili in rete). Nel giro di pochi minuti, però, i media – e non solo – hanno cominciato a fornire una versione assolutamente diversa di ciò che stava accadendo, specie rispetto alle motivazioni che hanno portato il Coisp in piazza.

Da un mese, ormai, il Sindacato spiegava in strada, a bordo di un apposito furgone, che ai Poliziotti coinvolti nel caso Aldrovandi, condannati per omicidio colposo e non volontario né tantomeno preterintenzionale, non è stato applicato il decreto “svuota-carceri”, in base al quale chi ha una pena di meno di 18 mesi non deve scontarla in carcere – o meglio a tre di loro non è stato applicato, perché solo una quarta persona ne ha beneficiato, per decisione di un tribunale di Sorveglianza diverso -, lamentando una disparità di trattamento insieme ad altre gravi problematiche che assillano gli Appartenenti al Comparto. E lo stesso sit-in del 27 marzo è stato seguito da un dibattito pubblico sui medesimi argomenti, cui peraltro era stata invitata pubblicamente anche la madre di Aldrovandi. Eppure, nonostante ciò, i media non hanno fatto altro che riferire che la manifestazione era contro la famiglia del giovane morto e contro la sentenza di condanna dei colleghi.

Le falsità si sono susseguite, più di qualcuno è arrivato a sostenere che il Coisp ha manifestato sotto CASA della madre di Aldrovandi, e ancora più numerosi sono stati gli interventi di tanti che senza avere la minima preoccupazione di verificare cosa fosse realmente accaduto o di sentire la versione di tutti, hanno espresso le proprie condanne spietate.

“Non avevamo alcun motivo per fare ciò di cui ci accusano, ma sappiamo bene cosa è accaduto – insiste il Segretario del Coisp -. Di fronte alla nostra attività, legittima, corretta, pacifica ma effettivamente ardita, perché poneva sul tavolo tematiche scomode e delicate, chi ha sempre avuto preconcetti e, in qualche caso, probabilmente anche un malcelata insofferenza per i simboli dell’ordine costituito in generale, di fronte a circostanze artate quanto favorevoli non ha potuto resistere alla tentazione di montare il caso. Come un ordinato codazzo, poi, tutti quelli che ne avevano da guadagnare, o che si sono sentiti in dovere di allinearsi per esigenze d’immagine dovendo prendere le distanze dai cattivi che siamo ufficialmente noi, sono partiti con le loro inutili reprimende. Fortunatamente, moltissime persone comuni, ormai abituate alle bufale dei media ed alle continue ingiuste aggressioni ai danni dei Poliziotti, non sono cascate nel tranello ordito sapientemente, altre se si sono posti i ragionevoli dubbi del caso e si sono fatti numerose domande, altre ancora hanno cambiato idea da soli nel corso dei giorni… eppure ci capita ancora che qualcuno faccia quella domanda assurda… ‘perché sotto CASA?’. Il simbolo di un danno che non sarà mai recuperato del tutto, proprio come non sparirà l’alto tradimento di certi giornalisti della deontologia professionale, di certi Sindacalisti del mandato dei colleghi, o di certi politici dell’interesse pubblico. Tradimenti gravissimi, di chi si permette di fare a noi la paternale e poi vive la propria vita e la propria professione all’insegna dell’ipocrisia e della doppia morale”.

“E intanto – conclude Maccari – nessuno osa discutere del fatto che chi si è battuto e si batte per provvedimenti come lo svuota-carceri e simili (da noi all’epoca criticati) oggi non si pone il problema del perchè delle persone sono in cella mentre per legge non dovrebbero starci. Nessuno si pone il problema di cercare la verità o di assicurare il diritto di replica o di garantire il giusto contraddittorio o di garantire gli stessi diritti a tutti. In Italia, evidentemente, di queste cose si parla solo quando fa comodo”.

Coisp

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