Carne Cavallo: Coldiretti, paura a tavola per 6 italiani su 10


Le frodi a tavola sono quelle più temute dagli italiani con sei cittadini su dieci che le considerano più gravi di quelle fiscali e degli scandali finanziari. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Swg dalla quale si evidenzia peraltro la richiesta di un inasprimento delle pene per i colpevoli.

Le frodi più gravi – sottolinea la Coldiretti – per il 60 per cento dei cittadini sono quelle alimentari poiché possono avere effetti sulla salute, al secondo posto (40 per cento) vengono quelle fiscali, mentre le truffe finanziarie sono lo spauracchio del 26 per cento degli italiani, seguite a stretta distanza da quelle commerciali, come la contraffazione dei marchi (25 per cento).

Se il 57 per cento degli italiani pensa che debbano essere punite con la sospensione dell’attività, ben il 22 per cento ritiene che – continua la Coldiretti – la pena più giusta sia addirittura l’arresto mentre solo il 18 per cento una multa salata. Oltre il 90 per cento degli italiani infine – riferisce la Coldiretti – ritiene che dovrebbe essere obbligatoria l’indicazione in etichetta dell’origine delle materie prime agricole impiegate in tutti gli alimenti mentre ben il 65 per cento si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16 per cento da quello della distribuzione commerciale e appena il 9 per cento da uno industriale. Una tendenza che trova giustificazione in quanto avvenuto nella recente vicenda della carne di cavallo spacciata come carne di manzo che ha coinvolto anche grandi gruppi multinazionali come la Nestlè che ha deciso di ritirare dagli scaffali di alcuni paesi europei ravioli e tortellini di manzo Buitoni, dopo che sono state rinvenute tracce di Dna di carne di cavallo pari all’1 per cento.

La diffidenza dei cittadini è stata alimentata – prosegue la Coldiretti – dall’escalation che si è verificata negli ultimi tempi in cui in media – precisa la Coldiretti – c’è stato uno scandalo alimentare all’anno, dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alla diossina, dalla mozzarella blu al batterio killer nei germogli di soia fino alla carne di cavallo nei ravioli. Il ritardo dell’Unione Europea nell’adottare misure di trasparenza dell’informazione al consumatore, come l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime utilizzate, ha favorito – sottolinea la Coldiretti – il moltiplicarsi degli allarmi a tavola provenienti dalle diverse parti del mondo. L’emergenza mucca pazza del 2001 – riferisce la Coldiretti – è quella che ha più segnato la filiera alimentare seguita dal 2003 dall’allarme aviaria. Nel 2008 è stata invece la volta della carne alla diossina, a seguito della contaminazione nei mangimi, e del latte alla melamina in Cina.

Due anni più tardi (2010) è arrivata la mozzarella blu a spaventare i consumatori mentre nell’estate del 2011 è comparso il batterio killer, che fece salire ingiustamente i cetrioli sul banco degli imputati. In tempi lontani – continua la Coldiretti – si ricorda la vicenda del metanolo nel 1986 che ebbe un vero effetto purificatore nel settore del vino e che favorì un processo di qualificazione del settore che ha portato il Made in Italy a primati mondiali. La globalizzazione dei mercati, a cui non ha fatto seguito quella della politica, ha portato ad un deficit di responsabilità, di onestà e di trasparenza che ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi, come fosse un aspirapolvere o un frigorifero, con effetti che – continua la Coldiretti – rischiano di provocare una rincorsa al ribasso con effetti drammatici.

Soprattutto in un momento di crisi in cui molti sono costretti a risparmiare sull’alimentazione è necessario garantire trasparenza ai cittadini consumatori e – conclude la Coldiretti – metterli in condizione di conoscere ciò che va sulle loro tavole.

Coldiretti

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