Il Prefetto di Napoli rimprovera il prete anticamorra don Patriciello


“Se anche volessimo credere alla spiegazione fornita dal Prefetto di Napoli sul perché abbia aggredito in maniera indegna don Patriciello, rimane il fatto che il suo è stato il classico esempio di come le Istituzioni, o meglio i suoi Rappresentanti, possano perdere il rispetto della gente. Infatti, tanto più è grande la responsabilità, l’importanza e la rappresentatività del ruolo che si ricopre, tanto meno è consentito che nel suo svolgimento trovino posto arroganza, mancanza di rispetto e un’inutile atteggiamento di superiorità che creano una voragine incolmabile tra l’Istituzione ed il popolo in nome del quale il ruolo stesso si esercita. E noi di errori dagli effetti disastrosi come quello di cui si discute siamo purtroppo grandi esperti, perché tante, troppe volte ci scontriamo con l’inutile e pervicace atteggiamento di certi rappresentanti politico istituzionali troppo inclini a guardare dall’alto in basso i propri interlocutori, compresi noi che pure rappresentiamo migliaia e migliaia di Uomini e Donne che, con certezza assoluta, servono quotidianamente lo Stato”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta così l’episodio finito all’attenzione di tutte le cronache dell’aspro rimprovero che il prefetto di Napoli, Andrea De Martino, ha rivolto a don Patriciello, prete dal noto impegno anticamorra, che per la terza volta si era rivolto al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola solo signora.

“Ho ritenuto doveroso invitarlo a rivolgersi al responsabile della prefettura utilizzando il titolo di prefetto perché riconoscesse agli occhi di tutti il ruolo che è affidato al rappresentante di governo”, ha spiegato De Martino, quando la notizia ha fatto il giro del Paese su ogni organi di informazione.

“Il Prefetto De Martino ha uno stranissimo concetto dell’invitare qualcuno a fare qualcosa – aggiunge Maccari -, perché a tutta Italia la sua è sembrata piuttosto la reazione scomposta contro un colpevole di lesa maestà. Torni con i piedi per terra, SIGNOR Prefetto, e ritrovi il rispetto per le persone e per il ruolo altrui, visto che si trovava alla presenza di un prete che, oltretutto, stava tentando di dire qualcosa di molto più importante delle sue inutili recriminazioni. Badi al merito e non alla forma, SIGNOR Prefetto, specie visto che in questo caso neppure la seconda ha difettato, dal momento che don Patriciello è stato estremamente educato”.

“Badi ad onorare il suo incarico nella sostanza, SIGNOR Prefetto – conclude Maccari -, e porga le sue scuse a don Patriciello dimostrando la dignità che le è richiesta, perché altrimenti non ci sarà titolo istituzionale che le farà ottenere il rispetto cui tanto anela”.

Co.I.S.P.

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